Ferriere di Dongo, l'azienda
verso la revoca del fallimento

Per la Ferriera di Donga si apre un piccolo spiraglio: l'azienda avrebbe dato mandato ai propri avvocati di valutare la richiesta indirizzata all'Inps per una revoca della richiesta di fallimento. Ieri i lavoratpori hanno poi incontrato il prefetto e il presidente dell'amministrazione provinciale.

s.casiraghi

Speravano di poter parlare con il ministro dell’Interno Roberto Maroni, atteso al chiostro di Sant’Abbondio per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università dell’Insubria. Maroni non si è visto, trattenuto altrove da un impegno improvviso, ma il lavoratori della Afl di Dongo non si sono persi d’animo e hanno portato la loro protesta in consiglio provinciale e poi dal prefetto. Arrivati in città a bordo di due pullman, circa cento dipendenti della Ferriera, con le bandiere di Cgil e Cisl, hanno sostato per un paio d’ore, a partire dalle 14.30, di fronte alla basilica di Sant’Abbondio, raccogliendo la solidarietà del mondo politico lariano, dopo la notizia del fallimento della società, chiesto e ottenuto dall’Inps, che vanta nei confronti dell’azienda un credito di circa 500mila euro (ammonta invece a 9 milioni il debito nei confronti di Equitalia). C’erano molti dei 215 dipendenti che hanno perso il lavoro e che ora reclamano il sostegno delle istituzioni, ancora increduli per quanto accaduto: «Ho 50 anni e sono in ferriera dal 1974, ho fatto lì i due anni di scuola professionale - racconta Flavio Canclini, di Stazzona -. L’azienda aveva dei problemi, lo sapevamo tutti, ma era stata definita la cassa integrazione e mai ci saremmo aspettati che la situazione precipitasse in questo modo. Ho due figli e alla mia età è difficile ricollocarsi, sono molto preoccupato. E pensare che abbiamo quaranta bancali fermi per una commessa molto importante dall’estero». Al presidio ci sono anche i sindaci di Cremia, Stazzona e naturalmente Dongo: «Siamo davvero amareggiati - commenta quest’ultimo - Dopo una serie di incontri avevamo ottenuto delle garanzie per i lavoratori e poi è arrivato questo fulmine a ciel sereno. Abbiamo saputo dalla stampa del fallimento...». Il presidente della Provincia, Leonardo Carioni, si è trattenuto a lungo con i dipendenti e ha mostrato ottimismo: «Credo che ci siano ancora delle possibilità, non è tutto perduto. Ho sottoposto subito a Giorgetti e Bossi questo tema e mi hanno garantito massima attenzione. Parliamo di oltre 200 dipendenti e di un’azienda fondamentale per il territorio, mi sembra incomprensibile e inaccettabile che proprio l’Inps abbia insistito per il fallimento. In ogni caso ci sono ancora dei margini di trattativa». Per il segretario generale della Cisl, Fausto Tagliabue, «i debiti c’erano da anni, non si capisce per quale motivo si sia spinto per il fallimento proprio adesso. In questa condizione - spiega - la legge prevede solo un anno di cassa straordinaria». A portare solidarietà ai lavoratori sono arrivati anche diversi consiglieri e assessori provinciali, oltre alla parlamentare del Pd Chiara Braga. Nelle parole di tutti, lo stupore per aver saputo «solo dai giornali» che la situazione stava precipitando. A metà pomeriggio, i lavoratori si sono trasferiti a Villa Saporiti, dove era in programma una seduta del consiglio provinciale. E più tardi hanno incontrato il prefetto, Sante Frantellizzi, furibondo per non esser stato informato dell’istanza di fallimento. Frantellizzi ha ricevuto i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil, una delegazione di lavoratori, il sindaco di Dongo, un rappresentante dell’Unione Industriali e l’assessore provinciale Alessandro Fermi. Nel mirino di tutti è finito il comportamento dell’Inps. I vertici dell’azienda di Dongo, intanto, stanno valutando con gli avvocati la possibilità di chiedere una revoca del fallimento. Sembrano esserci margini. Michele Sada

Economia

Martedì 31 Marzo 2009

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