Franco debole, l’euro sopra 1,12
Piano per aiutare l’export svizzero

Le elezioni francesi hanno ridato forza alla divisa europea dopo un anno di ribassi

Como

L’euro continua la sua corsa e adesso sfiora 1,12 franchi svizzeri. Un’accelerazione che non si vedeva da parecchio, visto che ha raggiunto quota 1,1175, mai toccata dall’inizio del febbraio 2016.

L’andamento aveva già attirato l’attenzione una quindicina di giorni fa, quando la valuta europea era stata scambiata a 1,1015 franchi. Ciò significava anche il superamento della soglia psicologica di 1,10 franchi. Come cause venivano individuati l’effetto Macron e la fine della politica espansiva della Bce. Il primo sembra proprio essere ridimensionato negli ultimi giorni, ma certo al di là della situazione politica francese resta il fatto che si è insediato un leader europeista, contro invece la possibilità disgregante intravista con l’eventuale elezione di Marina Le Pen.

Questo nuovo innalzamento viene attentamente esaminato dagli operatori finanziari, anche perché restano puntati gli occhi su ciò che pensa – e che potrebbe fare – la Banca nazionale svizzera, che due anni fa abolì il tetto franco-euro dando vita a un periodo incandescente. Con ripercussioni anche sui nostri frontalieri, poiché diverse imprese ticinesi per andare avanti dichiararono che era necessario pagare gli stipendi in euro, senza contare quelle che hanno tagliato il personale.

Il Corriere del Ticino è da tempo attento osservatore delle dinamiche valutarie e ieri citava tra gli esperti la propensione a soppesare un’intervista su Le Temps al presidente della direzione della Bns Thomas Jordan. In quello scambio di considerazioni, quest’ultimo non esitava a definire il franco ancora sopravvalutato. Che cosa significa questa espressione, o meglio che cosa potrebbe comportare concretamente? Il Corriere del Ticino indica anche l’ipotesi che Jordan abbia così «voluto segnalare il fatto che la Bns non si accontenterà di vedere l’euro ancorato a un corso di 1,10: non sarebbero quindi esclusi ulteriori interventi per indebolire il franco».

Giugno era stato mese di ben altro ritmo, visto che l’euro era scambiato a 1,08, fino alla crescita di luglio che peraltro non avviene certo solo sul franco svizzero, ma ad esempio si è accentuata anche nei confronti del dollaro. Anche l’Aiti – l’associazione che riunisce le industrie ticinesi – sta monitorando il fenomeno con le sue potenziali ripercussioni su un mondo produttivo votato all’export come quello del Canton Ticino.

Resta la considerazione finale messa a fuoco dal Corriere del Ticino: «Gli ultimi dati sulle riserve di divise straniere fanno pensare che la Bns possa aver diminuito la sua attività». 

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