Frontiere riaperte
Tutto torna incerto
ma ok per lo shopping

Tensione alta con la Svizzera sulla data del 3 giugno. Il ministro degli Esteri Di Maio conferma la scelta italiana ma Berna replica: «Non è detto che faremo lo stesso»

Frontiere riaperte con l’Italia il 3 giugno: la Svizzera non ci sta, ma apre sul “turismo dello shopping”. Se da un lato non c’è alcuna certezza che la Confederazione si allineerà nel nome di Schengen all’Italia alla decisione di riaprire le frontiere tra 16 giorni, dall’altro ieri Daniel Koch - delegato federale della Sanità pubblica - ha affermato che «sarebbe strano chiudere in casa per 14 giorni una persona che andrà a Milano a fare la spesa». E il discorso vale naturalmente anche per chi si reca al di qua del confine senza dover necessariamente raggiungere il capoluogo lombardo. Niente vincoli per chi si reca in Italia per lo shopping e niente quarantena (fermo restando che “tutte le persone che hanno sintomi dovranno farsi testare”), mentre sul “liberi tutti” alle frontiere la Svizzera resta (a dir poco) prudente.

Dopo le perplessità manifestate, in modo neppure troppo velato, dal ministro della Giustizia, Karin Keller Sutter, ieri è toccato al portavoce della Segreteria di Stato della Migrazione, Daniel Bach, porre l’accento sul fatto che «se l’Italia deciderà di riaprire le frontiere il prossimo 3 giugno, non è detto che la Svizzera faccia lo stesso». E questo obiettivamente rappresenterebbe - in questa fase - un problema serio su due fronti, quello turistico e quello legato alla riapertura dei valichi, in primis Arogno sotto i tornanti della Valmara, in Alta Valle Intelvi. I prossimi saranno dunque giorni decisivi su entrambi gli argomenti e lo stesso Daniel Bach ha ammesso che «in settimana ci saranno incontri bilaterali tra Berna e Roma per una soluzione coordinata». Ad oggi si rischia il paradosso che (dal 3 giugno) dalla Svizzera si potrà raggiungere l’Italia, «ma non è detto che possa accadere il contrario». La tensione resta alta anche perché la decisione di Berna - ieri lo ha lasciato intendere lo stesso Daniel Bach - non potrà non tenere conto del parere del Ticino. E sull’argomento, dal Cantone di confine, è intervenuto ai microfoni di Radio3i il medico cantonale Giorgio Merlani, che quanto alla riapertura delle frontiere da parte dell’Italia ha parlato “decisione che lascia stupiti”. «Si era detto, anche a livello federale, che si sarebbe aspettato ancora un po’ di più per riaprire i confini con l’Italia, che per sua stessa ammissione ha una situazione un po’ più problematica - le parole di Giorgio Merlani -. Mi chiedo dunque cosa accadrà ora, considerato che in Svizzera si è discusso di riaprire il 15 giugno con Austria, Francia e Germania, ma non con l’Italia». Come detto, soprattutto alla voce turismo, ieri pomeriggio sono arrivate attraverso facebook le rassicurazioni del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. «Non ci saranno corridoi turistici creati sulla base di accordi bilaterali. Questo non è accettabile, è contro lo spirito europeo». E ancora: «Se siamo un mercato unico, se c’è la libertà di circolazione, superata questa prima fase della pandemia tutti i Paesi devono riaprire i confini e condividere le regole per far viaggiare i turisti in sicurezza durante questa stagione turistica estiva». Con gran parte degli storici mercati turistici chiusi a causa dell’emergenza Coronavirus, la Svizzera diventa non solo un “canale di accesso” di fondamentale importanza per l’Italia, ma anche essa stessa un mercato strategico, soprattutto per quel che concerne i Cantoni a nord del Gottardo. Le parti - Italia e Svizzera - dovranno trovare un accordo al più presto, anche se le premesse non solo delle migliori.

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