«Grazie ai bonus casa il rilancio del paese. Ora diventino strutturali»

Marco Granelli , presidente nazionale di Confartigianato Imprese, è stato protagonista a Como di un evento formativo rivolto agli imprenditori

Trasmissione del sapere artigiano, caro energia e il corto circuito dei bonus edilizi sono alcuni dei temi sui quali si è confrontato Marco Granelli, presidente nazionale di Confartigianato Imprese, ieri ospite di “Essere capitani di impresa e diventare nuovi dirigenti artigiani”, primo di due eventi formativi organizzati da Confartigianato Imprese Como allo Yacht Club di Como e dedicati agli imprenditori associati.

Qual è il significato del suo intervento a Como e il messaggio per le imprese del territorio?

A Como l’associazione ha dimostrato di saper contaminare in modo positivo un intero sistema sociale ed economico e questo ha messo in rilievo l’importanza per le realtà di impresa di far parte di una organizzazione.

Oltre al compito principale di agire per la tutela dei contratti di lavoro, si crea attraverso la partecipazione all’associazione un contesto favorevole al fare impresa e questo ha trovato in Como radici ben solide.

Nell’ambito dell’artigianato questa capacità associativa si esprime attraverso una “biodiversità” che è un valore importante perché dovremo affrontare sfide importanti, non solo quella della sostenibilità sociale, ambientale ed economica che è, da sempre, prerogativa del nostro modo di fare impresa. Come associazione abbiamo il compito di accompagnare le imprese in un percorso di innovazione per essere sempre più connessi con questo mondo che cambia anche attraverso competenze digitali che sempre più appartengono alle imprese artigiane.

Qual è stato l’impatto sulle imprese artigiane?

Nel biennio della pandemia le aziende che hanno avuto una crescita in digitalizzazione sono state il 20%.

Questo dimostra la grande flessibilità del sistema artigiano che agisce non solo come attore economico ma anche sociale attraverso la capacità di esprimere i valori intangibili che sono la conoscenza e la competenza.

Le imprese artigiane rappresentano un modello economico che contribuisce alla definizione dell’identità e della storia, bellezza e cultura di una comunità. Nel loro insieme fanno del nostro Paese il secondo in Europa per il comparto manifatturiero.

Quanto è importante sbloccare il meccanismo dei bonus per innescare la crescita e togliere dall’impasse le imprese?

Questa situazione di blocco della cessione del credito ha un impatto su 30mila aziende e 150mila lavoratori, è necessario trovare una soluzione per le aziende che hanno contratti aperti con i clienti e non riescono più a rientrare.

Il sistema dei bonus edilizi non ha dato esiti negativi come in gran parte si rappresenta. Ha avuto un valore di + 40miliardi di euro nel 2021 sul 2020, il 24% in più di crescita per un settore che era agonizzante dal 2008 e che risponde a un criterio di recupero degli immobili importante: permette la ristrutturazione degli edifici obsoleti o a rischio.

Si parla molto di transizione ecologica e tutta la normativa va in quella direzione. I bonus sono nati anche per facilitare gli interventi per il risparmio energetico e proprio ora che questa è una delle priorità si prendono le distanze. Sarebbe incoerente oggi fermare questo incentivo.

Inoltre questo meccanismo ha favorito l’emersione del sommerso, oltre a porre termine alla cassa integrazione e a produrre un incremento dell’Iva, fattori che sommati nei conteggi portano a un bilancio positivo della misura, che vorremmo rendere un provvedimento strutturale.

Ora la richiesta della qualificazione Soa per avere accesso ai cantieri avviati con il superbonus è una decisione che di fatto esclude 20mila aziende. Ma, visto l’orientamento del Governo, c’è attorno al tema bonus edilizi una grande preoccupazione.

Energia: il Governo ha prorogato il decreto per mitigare l’impatto dei costi per altri 3 mesi, qual è la situazione per le imprese?

Le imprese più piccole, al di sotto dei 50 addetti, sostengono per l’energia un costo che è, proporzionalmente, quattro volte maggiore a quello delle grandi imprese.

Nel 2021 il costo per il settore artigiano è stato di 6,2 miliardi di euro in più sul 2020.

Qual è l’origine della fragilità del Paese in questo ambito?

Riguardo all’energia il Paese non ha mai fatto delle scelte strutturali, dal 1973 e le domeniche a piedi non si è mai affrontato con un piano a lungo termine la questione. Oggi scontiamo le mancate decisioni del passato. Si stanno ora attuando tutte le misure per poter sopperire al fabbisogno energetico delle imprese attraverso strumenti che si vogliono sostenibili anche però da un punto di vista economico.

Si tratta, in ogni caso, di un problema europeo ed è a livello internazionale che va risolto.

Le imprese si trovano anche in emergenza per la difficoltà di reperire risorse umane: favorire l’afflusso di manodopera dall’estero è uno dei possibili interventi?

C’è una oggettiva difficoltà nel reperire personale che si aggira attorno al 34,2% delle richieste che non trovano candidati idonei e la percentuale sale al 50% per il comparto costruzioni e impianti.

È il risultato di scelte fatte sulla formazione che hanno promosso la cultura accademica a scapito della cultura artigiana. Si tratta quindi di un problema culturale che ha portato le famiglie a incoraggiare soprattutto la scelta del liceo rispetto ad altri indirizzi di studio.

E cosa si può fare?

Si deve ora ricominciare con percorsi di orientamento che forniscano agli studenti e alle famiglie tutto il ventaglio di scelte possibili. Inoltre è necessario curare il trasferimento delle competenze dagli artigiani più anziani ai giovani con lo strumento dell’apprendistato duale sia di primo livello che di secondo livello nel contesto della formazione a livello universitario degli Its.

Con un concerto di interventi e usufruendo anche delle misure a favore dell’apprendistato professionalizzante costruite per incentivare l’ingresso in bottega con sostegni contributivi e sgravi fino a tre anni.

C’è poi, di base, il tema della denatalità e delle politiche migratorie che danno la misura di quanto sia complesso il problema in una prospettiva di medio e lungo periodo: oggi quattro persone che lavorano ne mantengono tre in pensione. È un problema sociale grave e bisogna trovare delle soluzioni che riguardino sia i giovani in ingresso nel mondo del lavoro sia la gestione dei flussi migratori.

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