Il futuro dello street food
passa dalla Brianza
Un Village itinerabte
L’erbese Aldo Rotunno e l’idea del Pop Village per la primavera e l’estate con ristorazione e intrattenimento itineranti. Dalla crisi legata al Covid, la spinta al cambiamento: «Punteremo tutto sulla qualità»
Oltre lo street food per fare rete tra attività commerciali e sperimentare una nuova formula che provi a rilanciare il settore della ristorazione open air.
In un quadro di innovazioni imprenditoriali tra le più recenti frontiere da esplorare c’è quella che propone il ristorante mobile all’interno di un container, collocato in una grande piazza o in un suggestivo parco, in riva al mare come all’esterno di un museo. E quando i ristoranti sono più di uno, e sono inseriti in una rassegna di eventi culturali e sportivi, si può allora parlare di un vero e proprio villaggio itinerante del gusto e dell’intrattenimento.
La pandemia mondiale ha colpito la ristorazione nel cuore del suo business. Non si contano le saracinesche abbassate e le difficoltà di chi invece sta lottando per tenere vivo uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy.
La svolta
Da sempre chi si occupa di cibo sa che la chiave su cui puntare è il dinamismo, il continuo tentativo di innovare la propria offerta. Le cucine del mondo si stanno aprendo e combinando in infiniti modi: mescolanza di sapori e tradizioni culinarie, invenzioni gastronomiche intraculturali e fusion, contaminazioni tra saperi e costumi intorno ai cibi e ai modi di consumarli. «Lo street food a lungo ha dato delle risposte a queste nuove esigenze, purtroppo oggi si è auto-declassato. In pochi anni sono fioriti tantissimi eventi, organizzati da chiunque, che spesso però non hanno confermato la qualità delle proposte» interviene l’erbese Aldo Rotunno, a capo dell’azienda Pop Lab.
Rotunno si è occupato su e giù per tutto lo Stivale di grandi manifestazioni legate allo street food, ma adesso è convinto sia necessario cambiare marcia. Proprio da qui nasce l’idea di Pop Village.
“Bisogna ritornare a lavorare sulla qualità dei produttori e delle risorse che vengono offerte alle persone ed è proprio quello che stiamo facendo, ci stiamo concentrando sul selezionare il meglio, anche tra gli addetti ai lavori e tra i brand. Il progetto ha avuto tre anni di gestazione e ha affrontato i problemi condivisi da molti che ci ha messo davanti questa emergenza sanitaria. Siamo però riusciti a fare squadra con una cinquantina di attività commerciali che credono nel format e speriamo di poter partire con una prima edizione di Pop Village già questa primavera».
L’intuizione di usare un container come ristorante itinerante è un’opportunità di business che potrebbero cogliere molte aziende del settore della ristorazione.
Le location
I veicoli e le strutture semoventi si spostano dove c’è bisogno, possono reinventarsi in modo molto facile ed economico. Anche i costi di gestione e l’investimento iniziale per un container di questo tipo sono decisamente più bassi. La possibilità di spostare e installare i container in qualunque luogo che abbia sufficiente spazio, permette di chiudere contratti temporanei (per esempio di pochi mesi), con gli spazi commerciali, outlet, mall, stazioni, musei. Si possono pianificare anche collaborazioni e partnership con enti pubblici e privati di ogni tipo.
«Puntiamo a presentare il progetto a Regione Lombardia – continua Rotunno – nell’ottica di ottenere sostegno per una proposta commerciale che sia da trampolino di lancio per tante attività che da sole non ce la fanno, ma in rete possono tornare a lavorare bene. Ci piacerebbe organizzare un evento anche a Como».
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