Il virus contagia il lavoro
A Como 3 morti
e 1.500 positivi

L’elaborazione dei numeri di Inail e Cgil. Sanità, Rsa e logistica gli ambiti più esposti al rischio. «Incremento fortissimo nell’ultimo mese: 500 casi»

Sul posto di lavoro si sono ammalate oltre 1.500 persone dall’inizio della pandemia: solo il mese scorso 500. Tre persone hanno perso la vita. Una fotografia diffusa dalla Cgil di Como, incrociando sia i dati Inail sia quelli del sindacato lombardo sui territori. Con una controprova: l’aumento dei lavoratori somministrati, che secondo l’organizzazione sindacale indica una sostituzione di dipendenti contagiati o in isolamento cautelativo.

I settori

In ogni caso, una situazione delicata, che colpisce prima di tutto i settori sanitari, le case di riposo e la logistica. Pochi i casi invece in aziende manifatturiere. Il punto è anche come stabilire che il contagio sia effettivamente avvenuto sul posto di lavoro. Dal punto di vista delle procedure, fin dalla prima circolare Inail la scorsa primavera per gli operatori sanitari «esposti a un elevato rischio di contagio, aggravato fino a diventare specifico vige la presunzione semplice di origine professionale, considerata appunto la elevatissima probabilità che gli operatori sanitari vengano a contatto con il nuovo coronavirus». A una condizione di elevato rischio possono essere ricondotte altre attività con costante contatto con il pubblico dal front-office: anche qui vale il principio della presunzione semplice.

Chiaro dunque che questi siano i principali ambienti che compaiono nel monitoraggio Cgil. In ambiti manifatturieri se si è registrato un focolaio o comunque un’incidenza elevata.

Fatto sta che in base ai dati elaborati dalla Cgil, fino al 31 agosto erano stati 800 i lavoratori del territorio ad avere contratto il Covid mentre svolgevano il loro mestiere. In due mesi e mezzo questa cifra è quasi raddoppiata, arrivando a fine novembre a 1.537 unità. L’altro dato – sottolinea il segretario generale della Cgil Como Umberto Colombo – è che è soprattutto la popolazione femminile la più colpita. «I numeri mostrano un incremento fortissimo nell’ultimo mese – spiega ancora Colombo – negli ospedali e nelle case di riposo, la situazione è drammatica: circa il 10% degli addetti sono assenti a causa del contagio. Stiamo gestendo il contesto grazie all’azione dei rappresentanti sindacali e della sicurezza, presenti nelle aziende e nei comitati creati per la gestione dell’emergenza: il loro impegno quotidiano è importantissimo».

I contratti

L’altro segnale prima menzionato è quel ricorrere a contratti provvisori, e piuttosto brevi, in genere sui 30 giorni. «Importante – osserva il segretario – che siano rispettati tutti i parametri, siano informati della situazione i lavoratori neo assunti e sia tutelata la loro salute».

La questione è all’attenzione del sindacato che sta monitorando appunto grazie a un gruppo di lavoro appositamente formato. C’è un costante confronto con le categorie e con le istituzioni. Si vigila sull’aspetto sanitario, con l’intervento immediato da parte dei rappresentanti della sicurezza del lavoratore quando si presenta un problema. Ma anche sull’aspetto economico: «Il blocco dei licenziamenti consente di gestire la situazione economica, anche da Como le istituzioni e i sindacati mandino un messaggio forte per la proroga degli ammortizzatori sociali. Bisogna salvaguardare le attività produttive: sarà cruciale rilanciare il ruolo del Tavolo della competitività».

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