La presidente svizzera
del Consiglio Nazionale
«Troppi frontalieri»

Marina Carobbio, presidente uscente del Consiglio nazionale, ieri all’Insubria. «In alcuni settori gli italiani vengono assunti per abbassare i salari»

«Occorre affrontare il fenomeno dei frontalieri che sta assumendo un peso sempre più importante, con conseguenze negative sul fronte salariale per la popolazione residente». A dirlo non è un politico svizzero appartenente all’Udc (l’Unione democratica di centro, partito di destra), ma Marina Carobbio Guscetti, presidente del Consiglio nazionale svizzero (la Camera bassa) e da pochi giorni eletta a sorpresa al ballottaggio al Consiglio degli Stati (il Senato svizzero), in rappresentanza del Ticino.

Carobbio Guscetti è vicepresidente del Partito socialista svizzero ed è stata ieri a Como, all’Università dell’Insubria, per una lectio magistralis dedicata al sistema politico elvetico, nell’ambito del corso di Diritto pubblico svizzero del professor Giorgio Grasso.

«In Svizzera – ha spiegato a margine dell’incontro tenutosi nell’aula magna del chiostro di Sant’Abbondio – c’è un problema oggettivo: numerose persone straniere vengono assunte con il preciso obiettivo di abbassare i salari medi, perché questi lavoratori accettano stipendi più bassi rispetto agli Svizzeri». Marina Carobbio Guscetti affronta quindi il problema dei frontalieri non tanto da un punto di vista nazionalista, bensì da una prospettiva politica di sinistra: «Ci sono settori – ha detto – in cui è necessario incrementare la manodopera proveniente dall’estero, anche tra lavori ad alta specializzazione; ci sono tuttavia altri comparti produttivi – ha continuato – in cui sarebbe sufficiente il ricorso a lavoratori residenti, ma questo non avviene perché le aziende vogliono abbassare il costo del lavoro. Per questo – ha affermato ancora Guscetti – credo sia opportuno introdurre misure per evitare i ribassi salariali, a partire dal salario minimo fino alle sanzioni per le imprese».

La politica ha dato ieri una lezione non solo di diritto pubblico ma anche di concreta sobrietà. Pur essendo presidente di un ramo del parlamento elvetico, infatti, è arrivata a Como, ossia in un altro Stato, utilizzando un treno di linea e senza alcun accompagnatore. Al termine della lectio, dopo aver risposto alle domande degli studenti, è rientrata in Ticino sempre partendo da Como San Giovanni, sola.

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