Economia / Como città
Giovedì 04 Luglio 2013
La relazione di Guffanti
«Basta lamenti, lottiamo»
Il presidente dell’Ance sprona gli imprenditori edili. E precisa sui Pgt
A tutti i presenti, Autorità, rappresentanti di Associazioni economiche ed Organizzazioni Sindacali, Istituti di Credito, Signore e Signori un caloroso saluto e un ringraziamento per essere qui oggi nell’occasione della nostra Assemblea.
Un saluto particolare lo voglio rivolgere agli amici imprenditori che ogni giorno vivono in prima linea le difficoltà di un momento di mercato non dico senza precedenti, ma certamente difficile.
Volutamente non ho utilizzato la parola ‘crisi’, e non la ripeterò nella mia relazione, perché non possiamo permetterci che diventi per noi un alibi per non affrontare quello che è il mercato di oggi, con tutte le sue caratteristiche, difficoltà ma anche qualche opportunità.
Non possiamo, noi imprenditori, permetterci il lusso di indulgere in lamenti e litanie su come enti ed istituzioni, invece che agevolare il nostro lavoro, troppo spesso improduttivamente ed inutilmente lo ostacolino, o come il sistema bancario, concentrato a risolvere i problemi interni, a volte con l’aiuto di risorse pubbliche ottenute tramite le imposte a carico delle nostre imprese e dei cittadini, non ci assista con l’efficienza e l’efficacia di un tempo.
I lamenti potranno forse alleviare il nostro spirito, ma concretamente non risolveremmo nulla.
Non possiamo, noi imprenditori, soprattutto quelli della mia generazione od ancor più giovani, lamentarci di come sia stato più facile fare impresa per i nostri genitori. Siamo tutti quanti, chi più chi meno, dei privilegiati, e non abbiamo titolo di definirci imprenditori per aver ereditato un’azienda, ma potremo con orgoglio esserlo se e solo se, alla fine della nostra carriera avremo creato valore aggiunto per le nostre imprese, per le nostre famiglie, per i nostri collaboratori, avendo saputo interpretare i bisogni del mercato, gestendo le nostre attività nel pieno rispetto delle regole e dell’etica commerciale.
Non possiamo, noi imprenditori, aspettarci che qualcun altro trovi per nostro conto le soluzioni che consentano alle nostre imprese di prosperare.
Il nostro futuro è nelle nostre capacità: viviamo in un mondo competitivo, dove non sono previste scorciatoie o percorsi facilitati. Probabilmente oggi, come mai prima d’ora, siamo in un mercato che lascia spazio solo al merito e non consente rendite di posizione. Chi vuol fare impresa deve conquistarsi ogni giorno il proprio spazio in un mondo che cambia continuamente, creando opportunità per chi le sa cogliere ma al contempo estromettendo chi non ha saputo adeguarsi.
Possiamo, noi imprenditori, con le nostre capacità ed il lavoro quotidiano, organizzare le nostre imprese affinché possano prosperare anche in un ambiente ostile come quello attuale, sapendo che se le condizioni economiche o le normative miglioreranno ne potremo cogliere i giusti benefici.
Proviamo ad analizzare i dati del nostro settore in Provincia di Como.
Gli investimenti in costruzioni nel 2012 sono stati poco meno di 1,4 miliardi di euro. A valori deflazionati dal 2005 al 2012 gli investimenti in costruzioni si sono ridotti del 22%, ma nella nuova edilizia residenziale, che ha visto il livello degli investimenti superare di poco nel 2012 i 240 milioni di euro, la riduzione è stata del 52% ; e nel comparto della nuova produzione non residenziale (131 milioni di euro investiti nel 2012) è stata del 45%. Anche l’attività di riqualificazione, che oggi, con 862 milioni di euro, vale il 70% dell’attività del settore delle costruzioni, è diminuita del 4,2%. Solo le opere pubbliche, dopo la pesante crisi che ha toccato il suo minimo nel 2009, hanno sostenuto nel triennio 2010-2012 il mercato, tra l’altro grazie ad alcune grandi opere che interessano il nostro territorio (su tutte la terza corsia dell’A9 e l’Autostrada Pedemontana Lombarda) ma che poca ricaduta hanno sulle nostre imprese. Nel 2012 il mercato delle opere pubbliche ha toccato tra opere del genio civile e edilizia non residenziale pubblica i 138 milioni di euro. Dobbiamo però dire che anche questo comparto si è bloccato: nel 2012 e, soprattutto, nei primi cinque mesi del 2013, gli appalti di opere pubbliche hanno toccato i valori minimi dal 2002. Nei primi cinque mesi del 2013 il calo degli importi messi in gara è del 92% rispetto al già negativo 2012: solo 6 milioni di lavori sono stati messi in gara nei primi cinque mesi del 2013. Nel 2013 non c’è più mercato delle opere pubbliche.
Tra 2006 e 2012 le compravendite di abitazioni si sono ridotte del 53,2%; per le compravendite non residenziali la caduta è stata del 59%. Il credito per l’acquisto di immobili è diminuito del 41% nel comparto residenziale e del 48% in quello non residenziale. Imprese e occupazione hanno risentito pesantemente della crisi: dalle 963.000 ore lavorate nel 2008 si è scesi a 526.000, un calo del 45,3%; le imprese iscritte alla Cassa Edile sono passate da 1.668 a 1.131, con un calo del 32,2%; e gli operai son passati da 7.003 a 4.856 (-30,7%).
Con la crisi delle costruzioni la Provincia di Como diventa più povera.
È possibile, viste le cifre appena ricordate, essere realisticamente ottimisti?
A mio avviso si, consapevoli però delle inevitabili difficoltà che dovremo comunque affrontare.
Il nostro principale mercato è il nostro territorio.
Siano costruzioni residenziali in conto proprio, siano costruzioni industriali conto terzi, siano appalti pubblici, l’esperienza degli ultimi anni ha dimostrato che in un territorio economicamente florido tutti possiamo prosperare. In un territorio in difficoltà tutti siamo in difficoltà.
Analizziamo quindi le caratteristiche della nostra Provincia: non siamo solo all’estremo nord dell’Italia, zona da sempre caratterizzata da capacità di intrapresa e competenze che ha pochi eguali nel mondo, siamo soprattutto nel CUORE dell’Europa.
Posizione geo-politica strategica. La maggior parte dei flussi commerciali da e verso l’Europa passeranno sempre più dal nostro territorio, soprattutto tra pochi anni quando la vicina Svizzera aprirà l’Alptransit, soprattutto con il progressivo affermarsi dell’e-commerce.
Siamo la residenza privilegiata di chi, sfruttando le opportunità di un momento particolarmente felice del vicino Canton Ticino vi si trasferisce professionalmente.
Viviamo in un territorio capace di attrarre, per opportunità professionali e qualità della vita, persone provenienti dalle altre regioni italiane e da altri continenti, come confermano i dati degli incrementi demografici.
Viviamo in un territorio che in alcuni luoghi esprime bellezze naturali e paesaggistiche ma anche edifici senza eguali, e di ciò ne abbiamo riscontro nei dati positivi che riguardano il turismo.
Operiamo in un territorio caratterizzato da una tra le più evolute normative in tema di risparmio energetico dei nuovi edifici, e grazie a ciò abbiamo conseguito competenze che nostri concorrenti, che abitualmente operano in altre regioni, non possiedono.
Operiamo in un territorio dove oggi, come mai prima d’ora, ci sono le condizioni e la volontà reale di fare squadra nelle filiere produttive, tra associazioni di categoria e tra queste ultime ed i rappresentanti sindacali.
Operiamo in un territorio in cui oggi vi è la volontà di fare squadra con i territori vicini: ne sono dimostrazione le sinergie che i nostri enti bilaterali e le nostre associazioni territoriali stanno attuando con le corrispondenti delle province di Varese, Lecco e Sondrio. Amministrativamente non saremo ancora giunti all’accorpamento delle Provincie, ma come rappresentanti delle attività economiche e sindacali già operiamo quasi fossimo un unico territorio. Senza gelosie, senza distinguo, consapevoli che le auspicabili soluzioni dall’alto, qualora arrivassero, saranno tardive e che dal basso, nei nostri territori, nelle nostre competenze, possiamo e dobbiamo costruire le condizioni per un benessere diffuso e duraturo.
E se è dal basso la via più concreta per dare risposte efficaci e tempestive ai bisogni del nostro territorio il principale strumento strategico di cui disponiamo sono i PIANI DI GOVERNO DEL TERRITORIO.
In essi vi sono le leve fondamentali per creare opportunità di benessere per le nostre imprese, per i nostri collaboratori, per i nostri concittadini.
E di ciò troviamo conferma nello stesso impianto normativo che regola l’approvazione dei PGT: la L.R. 12/2005, che tra l’altro prevede esplicitamente come l’iter autorizzativo dei PGT sia un percorso condiviso con il territorio, e non solo, od in via principale, espressione di una visione specifica, quasi “personale” delle singole amministrazioni locali. Non intendiamo interferire con l’autonomia decisionale degli enti locali rispetto alla pianificazione territoriale, tuttavia vogliamo porre l’accento sul fatto che ogni scelta compiuta produce ricadute sul territorio.
Fortunatamente, sono numerose le amministrazioni virtuose ed esperte nella nostra Provincia che stanno correttamente assumendo le competenze di cui necessitano, non con proclami ma con la fatica del lavoro quotidiano, e per tale equilibrio e giudizio possono rappresentare un esempio per gli amministratori di più recente elezione.
L’approvazione di un Pgt è un’operazione a cuore aperto sul territorio, e come tale di vitale importanza. E noi associazioni di categoria, ed in particolare noi imprenditori edili, siamo a pieno titolo parte fondamentale dell’equipe.
Siamo coloro che sul campo hanno acquisito esperienza e competenza, sappiamo come funziona la macchina amministrativa ma soprattutto sappiamo cosa vuole il nostro territorio, perché il nostro territorio è il nostro mercato e lo viviamo in prima linea ogni giorno.
Sappiamo che il benessere di un territorio dipende dall’equilibrio di una molteplicità di fattori:
- occupazione, requisito necessario per un diffuso benessere economico;
- qualità dell’ambiente e delle costruzioni in cui viviamo, requisito necessario per un benessere psico-fisico,
- qualità delle scuole, requisito necessario affinchè nel nostro territorio possano rinnovarsi le competenze
- qualità delle infrastrutture, requisito necessario affinché il nostro territorio sia fruibile
Non accettiamo lezioni ed etichette da chi, vivendo comodamente in case da noi costruite, e non certo con le scomodità di una vita all’addiaccio, ci definisce con accezione negativa ‘cementificatori’, nascondendo sempre più spesso dietro la bandiera dell’ambientalismo il più becero egoismo. Hanno mai pensato costoro che esiste una domanda abitativa primaria in crescita alla quale dobbiamo dare risposta? Vogliono forse condividere la loro abitazione con questi nostri nuovi concittadini? Hanno mai considerato che per contenere il consumo di suolo dobbiamo innalzare gli indici volumetrici se vogliamo al contempo dare la necessaria risposta alla domanda abitativa? hanno mai studiato i dati sul reale fabbisogno abitativo ovvero sul consumo di suolo prima di pontificare o allarmare circa inesistenti disastri ambientali?
Hanno mai pensato certi amministratori - fortunatamente solo poche eccezioni - che vantano tagli di volumetrie nei Pgt da loro approvati, come rispondere alle domande che abbiamo appena posto? Hanno mai pensato alle negative ricadute occupazionali delle loro scelte?
La bontà di un Pgt non si misura in metricubi, si misura nel benessere diffuso che tali strumenti possono innescare oppure disincentivare sul territorio che governano.
Mi piacerebbe leggere sui quotidiani locali di amministratori che con orgoglio dichiarino quanti posti di lavoro verranno creati grazie ai Pgt da loro approvati.
Mi piacerebbe leggere di amministratori che incentivano la sostituzione edilizia di immobili energeticamente inefficaci e non recuperabili a costi sostenibili, con immobili di nuova generazione, questi si davvero rispettosi dell’ambiente.
Mi piacerebbe leggere che quelle aziende Italiane e straniere che hanno più volte denunciato l’impossibilità ad aprire od ampliare sul nostro territorio sedi commerciali - che pure avrebbero portato occupazione ed investimenti - a causa di mancanza di coraggio della politica o di annosi quanto improduttivi percorsi burocratici, potessero finalmente inaugurare nuovi spazi e nuove sedi.
Con un ritrovato benessere economico potremmo affrontare con rinnovati anticorpi le vessazioni, a cui siamo quotidianamente sottoposti, da parte di uno Stato che impone a imprese e cittadini un carico fiscale sempre maggiore senza essere in grado di far fronte ai propri compiti. Lo Stato, infatti, non ci paga per i lavori che abbiamo correttamente svolto esponendoci ad indebitamenti bancari in tempi in cui il credito è difficile; non esegue controlli efficaci affinché tutti rispettino le leggi e trova più pratico rendere noi responsabili, in via solidale, di eventuali malefatte di nostri fornitori; non crea le infrastrutture di cui necessitiamo e che abbiamo già ampiamente finanziato con le nostre imposte; non trova risorse da investire nella scuola affinché i nostri figli possano competere alla pari con i loro coetanei nel mondo e con ciò gettare le basi per un futuro e duraturo benessere del nostro territorio.
In questo modo, ai nostri rappresentanti in Regione ed a Roma, dei quali riconosco l’impegno e verifico spesso la frustrazione per la difficoltà estrema che incontrano nell’ottenere soluzioni a problematiche spesso create dallo Stato medesimo, potremmo portare l’esempio di un territorio virtuoso dove amministratori, associazioni di categoria e sindacali, imprese e cittadini avranno concretamente collaborato per il benessere locale dimostrando nei fatti le capacità di produrre benessere nel lungo periodo.
Non vi annoierò con il lungo elenco di possibili soluzioni che, a volte come Ance, ma sempre più spesso in collaborazione con tutte le altre associazioni economiche del territorio, abbiamo ripetutamente ed in modo costruttivo sottoposto ai rappresentanti politici nazionali, regionali e locali. Ricordo ad esempio i problemi causati dal patto di stabilità, l’Imu sull’invenduto, l’abnorme cuneo fiscale che caratterizza il mercato del lavoro. Non mi soffermo e dilungo su questi temi in quanto la soluzione ad essi non può essere ricercata a livello locale.
Sappiano però i nostri associati che continueremo a sollecitare la politica affinché, responsabilmente, ponga rimedio alle inutili vessazioni, alle costose ed improduttive pratiche burocratiche, alle ingiuste ed eccessive responsabilità cui siamo sottoposti e che minano la competitività delle nostre aziende.
Sappiano i nostri amministratori locali che nelle associazioni di categoria, ed in particolare in Ance Como, possono trovare un contributo esperto e qualificato per navigare sicuri fino agli obbiettivi prefissati nel burrascoso mare della burocrazia. Siamo si portatori di interesse del nostro settore, ma essendo il territorio il nostro mercato è per noi prioritario collaborare e profondere gli sforzi necessari affinché nella nostra Provincia si possa innescare un ciclo virtuoso di miglioramento economico, sociale ed ambientale.
Sappiano i nostri politici che se non ritroveranno celermente l’autorevolezza del loro ruolo, dimostrando nei fatti la capacità di porre in essere le misure necessarie a dare risposta alle nostre istanze, sempre meno potranno essere riferimento per il nostro territorio, per le nostre imprese, per i nostri cittadini, abdicando di fatto al loro ruolo a favore di chi, oggi, sembrerebbe rappresentare l’unico vero interlocutore: gli alti funzionari pubblici.
Sappiano infine i nostri associati che tutto il consiglio direttivo della nostra associazione, i funzionari e tutti i collaboratori si stanno prodigando affinché ANCE COMO possa essere al più presto l’interlocutore autorevole che si meritano in questo mutato contesto territoriale e di mercato.
Colgo quindi l’occasione per ringraziare tutti loro per la collaborazione ed il supporto che mi hanno garantito in questi mesi nei quali più volte mi hanno accordato fiducia.
Vi lascio ora, introdotto da un breve videomessaggio del Sindaco Mario Lucini, alla presentazione dell’indagine strategica sul territorio provinciale comasco dal quale sono certo tutti noi potremo trarre beneficio e spunto di riflessione per le prossime iniziative che, con il supporto ed il contributo di tutti, sono convinto saremo in grado di porre in essere a favore del nostro territorio. Partendo, mi auspico, proprio dalle nostre imprese, facendo sì che l’edilizia ‘made in Como’ possa diventare un brand di qualità, ritornando ad essere il motore dello sviluppo e della valorizzazione del nostro territorio.
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