Economia
Venerdì 30 Gennaio 2009
La crisi colpisce l'occupazione
Boom della cassa integrazione
la crisi fa sentire sempre più il suo peso e le sue conseguenze. L'occupazione è il primo fronte che cede di fronte alle difficoltà delle imprese: nelle grandi industrie è stato un boom per la cassa integrazionee i posti hanno registrato un -2,1%, il più basso dal 2002
Nelle imprese con 500 e più addetti, secondo i dati diffusi dall'Istituto di statistica, l'occupazione (escludendo i dipendenti in cassa integrazione) è diminuita a novembre del 2,1% rispetto allo scorso anno (-1% al lordo della cig), con un calo particolarmente accentuato nell'industria (-4,7%). All' emorragia di posti di lavoro fa poi da contraltare un sempre più ampio ricorso allo strumento della cassa integrazione, il cui utilizzo ha toccato livelli che non si vedevano dal 2000: il ricorso alla cig è stato di 19,1 ore per 1.000 ore lavorate (+11,5 in un anno) ed è stato particolarmente consistente nell' industria (48,7 ore per mille ore lavorate, +29,8 dal 2007).
Il calo dell'occupazione si è sentito un pò in tutti i settori, con punte particolarmente negative nella produzione di energia elettrica, gas e acqua e nelle costruzioni. Flessioni marcate hanno interessato anche alcuni comparti delle attività manifatturiere, come tessile e abbigliamento (-8%), produzione di apparecchi meccanici e industrie di pelli e calzature (-5%) e fabbricazione di prodotti chimici. Nei servizi, invece, i più colpiti sono stati alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni, e l'intermediazione monetaria e finanziaria.
A confermare questo quadro fosco è anche l'Eurispes, che nell'ultimo rapporto sul 2008 sostiene che l'occupazione si avvia verso una crescita zero con un tasso di occupazione in Italia che risulta tra i più bassi d'Europa. Dati che allarmano soprattutto i sindacati. «Quanti dati negativi sull'occupazione devono ancora arrivare perchè il governo prende iniziative concrete a tutela dell'occupazione?», si chiede il segretario confederale della Cgil Fulvio Fammoni, aggiungendo che «per non chiudere aziende e non perdere posti di lavoro servono sviluppo e risorse». Susanna Camusso (Cgil) vede profilarsi un quadro preoccupante: «Senza politiche di contrasto, la crisi lascerà nodi strutturali di depotenziamento del nostro sistema produttivo». Questi dati, secondo il segretario confederale dell'Ugl, Cristina Ricci, «sono l'ennesima dimostrazione della necessità di garantire risorse adeguate per gli ammortizzatori sociali e al contempo affrontare il potenziamento di politiche attive del lavoro».
Non aggiungono speranza gli altri dati diffusi oggi dall' Istat: l'aumento delle retribuzioni nelle grandi imprese (+5,9%) risente probabilmente degli effetti di calendario (novembre ha avuto un giorno in più rispetto al 2007); il rallentamento dei prezzi alla produzione (a dicembre hanno segnato l'aumento tendenziale più basso dal 2004, +0,6%, e il quarto calo congiunturale di fila, portando il 2008 a chiudere a +6%) dovrebbe riflettersi sull'inflazione ma - avvertivano già nei mesi scorsi gli analisti - rischia anche di tradursi in minori profitti per le aziende, minori investimenti e possibili nuovi tagli occupazionali.
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