«La manifattura italiana, specie se di qualità, piace nel mondo. Non bisogna stupirsi, dunque, se grossi nomi del panorama internazionale decidano di acquisire piccole realtà industriali esistenti, invece che farle chiudere».
Indiscusso esperto del comparto tessile lariano, nonché rappresentante dell’Associazione bancaria italiana all’interno della camera di commercio di Como, Enrico Lironi commenta in modo positivo il trasferimento a Tavernerio della Nt Majocchi, storico marchio varesino recentemente acquisito dalla Jihua, colosso cinese con 4,3miliardi di euro di ricavi con oltre 40mila dipendenti al suo attivo.
«Majocchi - continua Lironi - ha sempre prodotto tessuti tecnologici di qualità e particolari per caratteristiche e proprietà. Naturale, dunque, che la Cina, da diversi anni ormai molto attenta alla manifattura italiana, le abbia messo gli occhi addosso. Questo, nell’ottica di farsi largo nel mercato italiano ed europeo. Ritengo sia una buona notizia per il territorio, con la speranza che al crescere degli investimenti aumenti anche la capacità produttiva aziendale e, di conseguenza, la ricaduta occupazionale».
Materiali hi-tech e sportivi
Il prossimo 8 luglio, il gruppo pubblico cinese quotato a Shanghai inaugurerà ufficialmente la nuova sede aziendale, una piccola “chicca” con 13 dipendenti che troveranno casa in via Provinciale, spostandosi di qualche chilometro rispetto alla precedente location di Albavilla. La storia del marchio Majocchi affonda le sue radici nel 1941, quando lo stesso fu fondato in quel di Varese dalla famiglia Romanin. Tutto bene fino a qualche anno fa, quando l’azienda scivolò in un pericoloso concordato preventivo, nonostante la specializzazione in materiali hi-tech e sportivi che le diedero modo di diventare fornitori di forze armate e polizia.
Verso un nuovo sviluppo
A quel punto l’affitto del ramo d’azienda, e la successiva acquisizione, da parte della Nt Majocchi, realtà controllata per il 51% da Jihua e per la restante quota da capitale italiano. Una new company decisa a farsi largo in Italia e nel mondo, con la prima griffe italo-cinese (la Jh 1912) che ha già aperto 600 negozi in Cina e una partnership con Michelin - la Jv International - incubata a Lomazzo, all’interno di ComoNext, per sviluppare suole per scarpe tecniche.
Alla testa dell’operazione il discendente dei Romanin, Andrea Terracini che, dopo aver guidato Majocchi fuori dalle sabbie mobili, si appresta a inaugurare la nuova centrale operativa di Tavernerio con l’ottimismo di chi vede il sereno davanti a sé dopo qualche anno di moderata incertezza.
«Si tratta di una notizia molto positiva. Per le diverse dimensioni aziendali è facile intuire che non si tratta di un’operazione per far fuori un potenziale concorrente, ma per valorizzarlo. Majocchi ha un prodotto di alta qualità, di nicchia, cui abbinare anche un contenuto di design e di creatività. I cinesi queste caratteristiche non le hanno e lo sanno perfettamente. Non parliamo di un’operazione commerciale, ma di un’azione destinata allo sviluppo», conclude Lironi.n
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