L’onda lunga del Covid
I frontalieri ora calano

Inevitabili ripercussioni del lungo stop di bar e ristoranti Tenuta di commercio e assistenza

Una spiegazione del perché, nonostante i numeri rassicuranti forniti dall’Ufficio federale di Statistica sul nuovo record di frontalieri impiegati in Ticino al 31 marzo (70.325), il solo sindacato Ocst abbia certificato (attraverso i formulari di disoccupazione) almeno 5 mila nostri lavoratori in uscita dal mercato del lavoro ticinese, arriva dall’Ufficio di Statistica cantonale che ha posto in evidenza la crisi di un’economia - quella cantonale - che solo in questo secondo trimestri 2021 sta rialzando la testa.

Il turismo

Il perché dei posti di lavoro persi da parte dei frontalieri (ricordando che molti di loro quando terminano di lavorare non annunciano la propria uscita dalla Svizzera, rimanendo con il permesso “G” attivo) sta nel meno 4,7% e nel meno 4,2% fatti registrare su base annua da comparti simbolo come le attività manifatturiere e l’edilizia, ma soprattutto dal meno 37,8% registrato dalle attività legate al turismo, a cominciare dalla ristorazione, ricordando che bar e ristoranti in Ticino (e in Svizzera) hanno riaperto gli spazi interni solo a partire dal 31 maggio scorso.

«Il turismo è tra i più toccati dalla fase pandemica - scrive l’Ufficio di Statistica con base operativa a Bellinzona - basti pensare che il turismo internazionale è venuto meno praticamente per lunghe fasi dell’ultimo anno. Nel raffronto con gli altri Cantoni, il Ticino presenta comunque un calo decisamente meno marcato alla voce “pernottamenti”, con la media federale che si è attestata ad un meno 40%, mentre il Ticino si è fermato ad un meno 16,3%». L’Ufficio di Statistica fa anche notare un altro dettaglio di rilievo legato al fatto che «il primo trimestre 2021 ha riportato il turismo ticinese sui livelli del 2019 (+0,6%), mentre a livello nazionale il calo si è attestato ad un meno 44,7%». Ma certo sul fronte occupazione, la chiusura prolungata di bar e ristoranti ha pesato come un macigno un po’ in tutti i Cantoni, con il Ticino che ha fatto segnare un aumento dei disoccupati pari al 69% (contro il 92,6% a livello federale).

La manifattura

E nell’ambito delle attività manifatturiere? In questo contesto, bisogna fare un distinguo, legato al fatto che «le aziende chimico-farmaceutiche hanno visto crescere il loro Pil del 5,2%».

Nelle attività legate al terziario spiccano da una parte il commercio (in particolare quello al dettaglio) che registra un +3,2% rispetto al 2019, incremento legato per gran parte alla chiusura prolungata delle frontiere e dall’altra il settore della sanità che ha chiuso il 2020 con un +4,2% rispetto all’ultimo anno pre-pandemia. Settore in cui il contributo del personale frontaliero è stato e continua ad essere determinante.

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