Metalmeccanica, c’è chi sale
Grazie a export e innovazione

Un comparto dai due volti, quello descritto ieri da Unindustria. Con l’invito a non ostacolare la crescita

C’è un’industria metalmeccanica che cresce: quella dell’innovazione, premiata dall’export. E un’altra che sta scontando un calo continuo.

Ma la richiesta è comune ed è stata lanciata ieri dal presidente del gruppo metalmeccanici di Unindustria Giovanni Cogotzi, accanto a Gabriele Meroni, vice direttore e responsabile dell’area lavoro dell’associazione: bisogna aiutare le aziende, alleggerirle dei vincoli, remare tutti nella stessa direzione. Dalla burocrazia al fisco e alla formazione,le vie sono davvero tante.

La provincia infatti - ha messo a fuoco Cogotzi - conta a settembre di quest’anno 1.895 aziende attive nel settore metalmeccanico (comprese le aziende artigiane monopersonali), il che rappresenta il 28% del totale delle imprese manifatturiere. Se si considera il settembre dell’anno precedente si è verificata una diminuzione del 3,5% delle attività produttive.

I meno non risparmiano il comparto, una tendenza rafforzata purtroppo da questi anni di crisi. Un numero parla chiaro: rispetto al primo trimestre del 2008 la produzione metalmeccanica ha perso il 32,6% dei volumi produttivi e oltre un quarto del capitale fisso installato. Ciò significa - ha osservato Cogotzi - aver disinvestito, la cosa peggiore che possa accadere nell’industria. Ma cresce ad esempio l’elettronica, premiata dall’export.

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