Economia / Como città
Mercoledì 26 Giugno 2013
«Noi della Lechler
in un’isola riparata»
L’intervento di una dipendente all’incontro dei sindacati: che prende spunto dall’esperienza positiva per pensare a chi è in difficoltà
Mi chiamo Paola, ho 43 anni e da 26 lavoro preso un’azienda chimica che ha sede a Como.
La Lechler, un’azienda che da oltre 150 anni si occupa di vernici per la carrozzeria, per l’industria, per la casa e la nautica.
Ha 4 filiali in Europa, una in Spagna, una in Inghilterra, una in Francia e una in Germania.
Le sedi produttive sono a Como e a Foligno, siamo circa 480 persone.
In questi anni difficili siamo l’azienda, grazie alla lungimirante ed efficace scelta di guardare oltre, è riuscita ad avere un mercato al di fuori dell’ Europa, aiutata certamente anche dalla diversificazione dei settori a cui si rivolge che ci ha permesso di poter affrontare questi momenti senza grandi ripercussioni sulla tenuta dell’occupazione.
Quindi siamo una sorta di “piccola” isola superstite si questo uragano tremendo che sta colpendo con furia le nostre realtà produttive e manifatturiere.
Come non vedere e non soffrire di fronte alla disperazione di tante persone che perdono il lavoro e non riescono a ritrovarne uno?
Come non soffrire per i tanti giovani che pur avendo studiato molto e con tanti sacrifici loro e dei loro genitori, magari operai, no riescono a trovare un lavoro per poter costruire un futuro?
Il mio contributo oggi vorrebbe essere quello di chi dice che dobbiamo avere il coraggio di percorrere strade anche diverse, già tacciate ma poco percorse e sperimentate, mi riferisco allo strumento dei contratti di solidarietà espansiva, alla base di questo strumento c’ è quella parola meravigliosa che è SOLIDARIETA’ uno dei valori fondanti del sindacato, e allora perché non tentare, non provare a parlare laddove possibile anche di questo strumento.
Forse in alcune realtà potrebbe essere fattibile, forse non ci abbiamo più pensato perché siamo tutti in difesa … giustamente.
Ma alcune volte, ciò che non viene sperimentato, va perduto o classificato come non praticabile, eppure ce lo insegnano gli alpinisti che hanno tracciato vie nuove per giungere alle cime più difficili bisogna saper osare, bisogna saper creare un tessuto dove sia possibile percorrere sentieri differenti per giungere in alto TUTTI senza lasciare indietro nessuno.
Grazie
Paola Frigerio
(intervento letto il 18 giugno nell’incontro dei sindacati sul lavoro)
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