Rabbia Confindustria
«Il Governo si muove
dalla parte sbagliata»

I presidenti di Como e Lecco-Sondrio all’assemblea a Lariofiere: «Decreto dignità dannoso, reddito cittadinanza assurdo»

L’orgoglio di un territorio che, tra Como e Lecco-Sondrio, ospita 9.500 attività capaci di realizzare un export di circa 10 miliardi di euro. E la rabbia nei confronti di un Governo avvertito distante se non estraneo e in qualche caso ostile alle ragioni delle imprese. Si è sviluppato su questi due sentiment l’intervento, a due voci, dei presidenti degli industriali di Como e Lecco-Sondrio, Fabio Porro e Lorenzo Riva. L’intervento che ha aperto l’assemblea unitaria a Lariofiere con più di 900 persone in platea, tra le quali il presidente nazionale di Confindustria Vincenzo Boccia.

«Chi ha l’ambizione di guidare il Paese deve avere una visione - ha esordito Porro - e con essa è indispensabile individuare gli obiettivi da qui a dieci anni e realizzarli. Per questo dobbiamo ricominciare a parlare di futuro. Di quel luogo dove vorremmo potessero vivere i nostri figli e i nostri nipoti». Con l’esecutivo giallo-verde la polemica è aperta, i toni insolitamente severi, lontana anni luce l’epoca della Confindustria collaterale alla politica e governativa a prescindere.

Direzioni opposte

«Gli imprenditori vanno da una parte e il Governo dall’altra - ha detto ancora Porro - inutile che vi dica quale sia quella giusta. Non ci stancheremo mai di ripetere che l’Italia è la seconda manifattura d’Europa e il settimo Paese nella classifica dei più industrializzati del mondo, nonostante la mancanza di una politica industriale, nonostante un’imposizione fiscale tra le più elevate, nonostante un costo del lavoro e dell’energia eccessivi. Potremmo dire, nonostante tutto. Ma non potrà essere così per sempre».

«Se sommiamo i numeri dei tre territori - ha aggiunto Riva - arriviamo a contare, solo per il manifatturiero, 9.500 imprese per oltre 100mila addetti. E sottolineo che, nel complesso, le imprese delle due associazioni ne occupano circa due su tre. Segno che il simbolo dell’aquila mantiene ancora il suo appeal».

Il territorio lariano vanta un sistema industriale di eccellenza nonostante la carenza drammatica delle infrastrutture: «Un’ora da Como a Lecco e altrettanta per Sondrio rappresentano una separazione fisica. Quasi un muro - ha detto Porro - una carenza gravissima che riguarda tutta la Lombardia, la principale regione italiana per prodotto interno lordo che deve competere con regioni come Baden - Wurttemberg, Rhone - Alpes e Catalogna che possono contare su una maggior dotazione infrastrutturale di oltre il 70% facendo il rapporto veicoli/chilometri autostradali».

L’ombra del passato

Su alcuni dei principali provvedimenti del governo, in materia economica, è scontro: «È arrivato, per tutti, il momento di assumere la responsabilità delle proprie azioni perché non solo è poco elegante scaricare sempre sugli altri ciò che non funziona ma, nella fattispecie, è anche una colossale balla - ha detto Porro - non si può pensare di creare lavoro tornando indietro di cinquant’anni perché, nel frattempo, il resto del mondo è avanti di altri cinquanta! La reintroduzione della causale, per esempio, oltre a generare un’elevata confusione normativa in materia di contratti di lavoro temporaneo, non fa altro che irrigidire un mercato che, grazie ad una certa ripresa a livello mondiale e, in parte, agli sgravi previsti dal Jobs Act, aveva cominciato a mostrare segnali forti di vivacità».

Contrarietà netta anche sul reddito di cittadinanza, il tema prioritario nell’agenda di governo dei 5Stelle: «La proposta, per come si configura, è prima di tutto un terribile errore concettuale e culturale, che discende da una visione arrendevole - ha detto Riva - questa è la visione di chi sceglie la sussistenza invece dell’acquisizione di abilità nuove e più alte, della formazione continua, del merito. Non siamo estranei ai principi di solidarietà, ma sostenere che la soluzione alle difficoltà si trovi in un assegno mensile per non lavorare ci sembra francamente irrispettoso degli italiani, delle loro ambizioni, delle nostre competenze e del saper fare, della nostra tradizione. E questo è ancor più vero nelle nostre province, dove il lavoro è sempre stato cercato e creato. Eppure, la nostra vocazione al lavoro è proverbiale. Noi sappiamo da sempre questo: se è il lavoro che garantisce il sostentamento economico, questo restituisce anche senso e dignità. Ed è la ragione per la quale ci rifiutiamo di credere che gli italiani possano preferire sostituirlo con un sussidio di Stato».

L’appello al governo è quello di investire sulla formazione anziché sui sussidi: «Dobbiamo trasmettere alle nuove generazioni l’idea che le difficoltà ci permettono di crescere e che il cambiamento va accolto con entusiasmo perché rappresenta sempre un’opportunità - ha detto Poro - per tante imprese che, grazie anche al piano industria 4.0, si sono dotate di nuova tecnologia, la digitalizzazione è diventata uno dei driver principali di sviluppo, aumentandone produttività e competitività. Per questo auspico possa proseguire il supporto al 4.0 che non significa solo incentivo economico, ovviamente fondamentale, ma anche investimento in cultura e formazione 4.0, in alternanza scuola – lavoro, in alto apprendistato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA