Riaprire le attività del benessere
In poche ore 25mila firme,
pioggia di adesioni da Como

Confartigianato e Cna con parrucchieri ed estetiste«I nostri saloni sicuri,si lavora su appuntamento»

In poco più di 24 ore, la petizione su Change.org promossa da Confartigianato, Cna e Casartigiani a sostegno del settore benessere per la riapertura delle imprese in zona rossa ha raggiunto oltre 25mila firme.

La conferma della chiusura è stata una doccia fredda per migliaia di addetti del settore, parrucchieri, barbieri ed estetisti costretti ancora una volta ad abbassare le saracinesche delle loro attività.

Un fermo per molti inaspettato, considerando che almeno i parrucchieri, con le precedenti zone rosse dello scorso autunno, avevano potuto continuare a operare. Possibilità di cui gli estetisti non sono nemmeno riusciti a godere, nonostante nel mese di febbraio il Tar del Lazio avesse dichiarato illegittima l’esclusione della categoria dai servizi alla persona erogabili in zona rossa. Portavoce del malcontento della categoria e tra le promotrici della petizione c’è Elisabetta Maccioni, presidente del settore benessere di Confartigianato Como.

«Abbiamo voluto mettere in campo questa iniziativa perché non comprendiamo assolutamente il nuovo stop a cui parrucchieri ed estetisti devono sottostare – dichiara Maccioni - Il settore, a tutela di clienti e dipendenti, si è dotato di tutte le garanzie necessarie a riaprire i saloni di acconciatura e i centri estetici nella massima sicurezza, rispettando le più rigorose norme e le procedure igienico-sanitarie, affrontando anche ingenti spese. E non solo a fronte della pandemia: sono anni che nei nostri saloni e nei centri estetici sono in vigore e vengono rispettate regole ferree. Non è un caso che saloni di acconciatura e centri estetici, in questi mesi, non abbiano mai rappresentato fonte di contagio proprio in virtù delle modalità organizzative che sono state adottate, lavorando su appuntamento e non generando assembramenti, adottando ogni genere di precauzione».

Una decisione perciò ingiustificata che non porta altra conseguenza se non quella di incrementare l’abusivismo.

«La chiusura prolungata sta incentivando il lavoro a domicilio da parte di soggetti che si improvvisano parrucchieri ed estetisti, ma non hanno i requisiti professionali e non rispettano le norme di sicurezza e i protocolli anti Covid, girando casa per casa e contribuendo alla diffusione del virus – prosegue Maccioni – chiediamo di poter lavorare, adottando se necessario anche misure più rigide e che vengano a tal proposito potenziati i controlli: chi non è in regola deve essere punito, ma per chi si attiene con scrupolo a regole e protocolli deve essere garantita la possibilità di operare. Non possiamo sopravvivere con il delivery dei prodotti. Procrastinare la chiusura delle attività significa per molte imprese la fine».

Una richiesta rivolta a gran voce al Governo di attenzione per aprire anche in zona rossa che per molte realtà significa poter sopravvivere.

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