«Si deve reinventare la cooperazione». Prima sfida il lavoro

L’assemblea Confcooperative Insubria all’ex tintostamperia di Val Mulini a Como. Frangi: «Paradosso drammatico quello dell’occupazione. Giovani senza impiego e imprese senza dipendenti»

È tempo di reinventare la cooperazione in risposta a nuovi bisogni e nuove povertà, in un contesto in rapida e profonda trasformazione e nel solco di una storia di cooperazione. Proprio sul tema della rigenerazione si sono riprese le fila di un discorso interrotto dalla pandemia nella settima assemblea di Confcooperative Insubria, tenuta ieri sera nella sede dell’ex Tintostamperia Val Mulini a Como e dal titolo “Rigenerazioni, luoghi di nuovi mutualismi”.

Quattrocento realtà

Oltre un centinaio le persone presenti in rappresentanza delle quasi 400 cooperative dell’Unione interprovinciale di Como e Varese, davanti al presidente nazionale di Confcooperative Maurizio Gardini. Presente anche Marco Galimberti, presidente della Camera di Commercio di Como e Lecco, e Chiara Braga, parlamentare Pd, che ha collaborato alla legge sulla rigenerazione urbana ora all’esame del Senato. Se la forma è il contenuto, la Tintostamperia oggetto di un progetto di rigenerazione urbana residenziale e culturale interpreta pienamente il momento di ricostruzione che stiamo attraversando.

«È stato questo un luogo di relazioni, dove sono cresciute esperienze, lavoro e speranza - ha detto Mauro Frangi, presidente Confcooperative Insubria - poi abbandonato. Ha perso così il ruolo di risorsa per la città. Eppure pensiamo che i luoghi di un territorio vadano curati e ci siamo appassionati a questo: rigenerarlo significa contribuire a ridare futuro e speranza alla nostra comunità». A fronte di uno scenario globale di incertezza e paura si è ragionato sul futuro della cooperazione e sulla realizzazione di modelli cooperativi all’altezza delle nuove comunità e del nostro tempo.

«Nel 2020 le cooperative si sono indebolite, hanno lasciato sul campo parte del fatturato - ha ricordato Frangi - Dopo la stagione del Covid siamo ripartiti con entusiasmo e a metà 2021 abbiamo registrato segnali di ottimismo che non vedevamo da anni. Poi inflazione e guerra hanno riportato incertezza e preoccupazione». Il tutto in una situazione contraddittoria, tra i tanti paradossi contingenti uno su tutti è quello del lavoro. «Nei mesi di pandemia le persone che lavorano nella logistica o gli infermieri erano gli eroi. Adesso sono tornati nel mondo degli invisibili, con stipendi attorno ai mille euro al mese. In un momento in cui tanta gente, non nelle nostre zone, non ha lavoro o non guadagna abbastanza ma con imprese che faticano a trovare personale. In particolare mancano infermieri, educatori, assistenti sociali. Ci sembra che tra le tante contraddizioni serva non una ordinaria manutenzione del sistema ma una profonda rigenerazione del modello economico sociale».

Il problema dei neet

È tornato sul tema del lavoro, che c’è ma che non incontra l’offerta, anche Maurizio Gardini, preoccupato per il problema sociale dei giovani neet, che hanno perso la speranza di trovare un lavoro mentre alle aziende mancano diverse figure professionali, un corto circuito drammatico a cui ha aggiunto un accenno al reddito di cittadinanza, che non avrebbe svolto la sua funzione di agevolare l’inclusione lavorativa delle persone in povertà. «Non sarà una stagione per annoiarsi - ha detto - pur in una situazione incerta e difficile, dobbiamo continuare a coltivare il pensiero che la cooperazione non ha esaurito la sua storia, che possiamo contribuire a costruire un Paese con maggiore coesione ed equità sociale».

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