Svizzera, shopping sì
ma vacanze no
Frontiere rigide con l’Italia

Nessuna reciprocità a partire dal 3 giugno quando l’Italia riaprirà la circolazione con l’Europa

Persino il ministro delle Finanze Ueli Maurer - l’uomo del dialogo tra Stati - ieri ha parlato apertamente di un “caso Italia”, spiegando in un’intervista che da un lato «l’Italia rappresenta un cliente molto importante per la Svizzera» e dall’altro che «il problema del debito italiano a fine anno potrebbe rilevarsi una catastrofe per l’Unione Europea». «Meglio stare da soli», la chiosa del ministro federale. Le parole di Ueli Maurer danno la dimensione di come i rapporti tra Svizzera e Italia non stiano attraversando il periodo di massimo splendore e questo potrebbe influire anche sulle dinamiche relative alla riapertura delle frontiere, fissata dall’Italia - ma non dalla Svizzera - per il prossimo 3 giugno. É soprattutto il Canton Ticino a far muro contro il “liberi tutti”. Sull’argomento è intervenuto nelle ultime ore il consigliere nazionale (Ppd), Marco Romano, che ha ribadito - senza troppi fronzoli - «il no all’apertura rapida e totale delle frontiere con l’Italia, soprattutto per il tempo libero e le vacanze». Altro discorso è lo shopping “di confine”, sul quale Berna ha sostanzialmente dato il proprio assenso. Niente vacanze significa privare anche il nostro lago di uno dei mercati più importanti se non il più importante - alla luce della situazione in essere - quello a nord del Gottardo. E tutto questo mentre altri Stati - è il caso della Grecia - annunciano con grande enfasi la riapertura delle frontiere dal 15 giugno «Berna nei confronti di Germania, Austria e Francia ha confermato una linea molto prudente (le frontiere verranno riaperte il 15 giugno, ndr) - ha aggiunto Marco Romano -. All’Italia non si possono e non si devono fare concessioni. Il ricatto non ci sta!». Ancor più agguerrito Marco Chiesa, deputato al Consiglio degli Stati - la Camera “alta” del Parlamento svizzero - in quota Udc. «Perché il Governo italiano ha deciso senza consultarsi con gli altri Paesi europei la riapertura completa e senza quarantena delle sue frontiere il 3 giugno? - le parole di Marco Chiesa -. Perché il Paese è allo stremo e malgrado la Lombardia non abbia completamente debellato i contagi, ora la necessità economica di ripartire pesa come un macigno ed è molto superiore all’emergenza sanitaria».

Ormai è chiaro che la Svizzera ha tracciato una propria linea di condotta, che non prevede di scendere a compromessi con l’Italia. Nella Confederazione i contagi da coronavirus hanno superato quota 30 mila ed è tornato a salire il numero dei morti (1890). In Ticino i contagi hanno raggiunto i 3285 casi, con 344 decessi. I prossimi saranno giorni decisivi per i rapporti di confine. L’Italia non ha alcuna intenzione di tornare sui propri passi e a questo punto potrebbe essere importante un segnale di distensione della Svizzera.

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