Svolta affitti brevi
I dati degli host
trasmessi al fisco

Le nuove regole in vigore in virtù di una decisione della Corte di giustizia europea. Colpo al sommerso: impossibile evadere per i proprietari che utilizzano i portali digitali

Locazioni brevi: la Corte di Giustizia dell’Unione Europea conferma gli obblighi a carico degli intermediari.

Con sentenza del 27 aprile scorso i giudici hanno stabilito che non è contraria al diritto dell’Unione una normativa regionale belga che impone ai prestatori di servizi di intermediazione immobiliare e, in particolare, ai responsabili di una piattaforma elettronica per servizi di alloggio di trasmettere all’amministrazione tributaria determinati dati relativi alle transazioni delle strutture turistiche.

Airbnb aveva chiesto che la norma ricadesse nell’ambito di applicazione della direttiva sul commercio elettronico. A giudizio della Corte, invece, la norma belga ricade nel settore tributario.

Lo scenario

I portali come Airbnb e Booking dovranno quindi comunicare all’amministrazione finanziaria i dati degli host, i loro recapiti, il numero dei pernottamenti e le unità abitative gestite nell’anno precedente.

Obiettivo: identificare i soggetti debitori di imposta sugli esercizi ricettivi turistici e i loro redditi imponibili.

Dopo questa sentenza, si attende l’esito del dibattimento chiesto dal Consiglio di Stato italiano in base al decreto-legge n. 50 del 2017: secondo questo Airbnb, come gli altri portali di prenotazione online che operano sul mercato italiano, dovrebbe operare come sostituto d’imposta. Significa che sarebbero tenuti ad operare la ritenuta fiscale del 21% sull’ammontare dei corrispettivi riscossi da versare all’Agenzia delle entrate per conto dei proprietari.

«Come property manager è quello che facciamo dal 2017 - è il commento di Daniela Maviglia, titolare di My Home in Como, specializzata in affitti brevi - probabilmente dopo l’esplosione della formula casa vacanza nel periodo post expo Milano, in Italia si sono resi conto velocemente di quanto fosse diffuso l’affitto delle case vacanze in modo organizzato, incluse di tutti i servizi. Sono quindi intervenuti con una norma che contempla, per chi fa il nostro lavoro di intermediazione, di agire anche come sostituto di imposta. Quindi incassiamo quanto dovuto dagli ospiti, calcoliamo le imposte del proprietario e le versiamo ogni mese con un F24. Al termine dell’anno fiscale presentiamo al proprietario la certificazione unica per la sua dichiarazione».

Il meccanismo

I proprietari che invece incassano l’importo direttamente dagli ospiti che prenotano con Booking o analoghi portali devono poi su quelle cifre pagare le imposte relative, ma certo non è così facile intercettare i singoli privati e il sommerso potrebbe essere molto rilevante.

«Con questa nuova regole europea si chiude il cerchio - conclude Daniela Maviglia - chiunque affitti una casa da sé su portali, dal bilocale alla villa, senza l’intermediazione del property manager, avrà l’importo decurtato dalla tasse direttamente dal portale che procura il cliente».

Secondo le stime elaborate dal Centro studi di Federalberghi, nei cinque anni di mancata applicazione della norma Airbnb avrebbe omesso di versare imposte per oltre 750 milioni di euro.

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