Economia
Martedì 28 Aprile 2009
Tessile, fusione Mantero-Tessuto
Primi timori fra i fornitori comaschi
Una svolta storica per il distretto serico comasco. Ma ora anche una preoccupazione in più. Il primo timore che emerge arriva da subfornitori dei due gruppi che stimano in una contrazione dei loro rapporti commerciali e di fornitura.
Greggisti, tessitori, stampatori aspettano con ansia la presentazione del piano di integrazione industriale, per capire se e come muteranno i loro rapporti con il nuovo soggetto societario che nascerà dalla fusione delle due storiche aziende. Secondo alcuni imprednitori, ci sono infatti fondati motivi per temere che saranno più che dimezzate le commesse esterne. Per due ragioni. La prima: il futuro gruppo potrà contare su una maxi filiera, un vero e proprio micro-distretto tessile locale con competenze creative e tecnologiche in grado di realizzare, e quindi di recuperare, anche quei volumi finora affidati ai terzisti. La seconda: anche nel caso di continuità dei rapporti, il ripensamento di una strategia più efficace, potrebbe far decidere la messa in mora, magari anche temporanea, dei contratti in corso. Oppure, prassi corrente, imporre la rinegoziazione degli stessi, con le conseguenze del caso.
Sullo sfondo, infatti, si profila un colosso che farà pesare ancor di più la sua forza contrattuale sull’intero sistema tessile a cominciare da quello locale, soprattutto in un momento come l’attuale di crollo verticale dei più importanti mercati. Insomma, si teme che il nuovo soggetto possa giocare tutta la sua forza anche su prezzi, servizio e tempi di consegna. E a questo proposito, proprio un fornitore dei due gruppi, che preferisce restare anonimo, ha dichiarato che l’intera operazione «si tratta di una scommessa, di ridar vigore a due aziende portanti del distretto che la crisi però rischia di affondare. E, nel territorio, ci sono altri casi del genere.
In un simile scenario, forse, sarebbe meglio, anche a costo di pesanti sacrifici, aggiungere altra benzina al motore di una realtà forte e vitale, con la voglia di tornare protagonista, piuttosto che continuare a lavorare con strutture ormai indebolite». Altri manifestano la volontà di sostenere l’integrazione Tessuto- Mantero, però a patto che dal piano di ristrutturazione emerga una realtà leader, modello d’impresa per le scelte commerciali e di management. Sì, perché secondo il parere unanime degli addetti ai lavori, pesa sul successo dell’operazione un’altra incognita: chi, insieme all’amministratore delegato della Mantero, Massimo Brunelli, consulente strategico, scenderà in campo per tracciare le linee guida del nuovo soggetto?
Visto che gli attuali azionisti dei due gruppi sembrano convinti a passare il timone della gestione ai manager, toccherà a un uomo di carisma ed esperienza nel settore puntare sui cromosomi giusti per il cambiamento. Un altro attore del distretto, che conosce molto bene le specificità dei due gruppi, esplicita in modo chiaro le sue perplessità: «Brunelli è un formidabile “tagliatore” di costi, ma ha più volte pubblicamente dichiarato di sapere poco o nulla di tessile. Al suo fianco ci vuole quindi un “mago” che ha già ottenuto risultati nel fashion». Per quale compito? «Decidere il posizionamento della nuova realtà in sintonia con le prospettive non rosee di mercato, evitando di affossarla, come è successo in altre deliranti gestioni. Non è così facile capire la naturale collocazione del nascente colosso: più nell’abbigliamento o negli accessori? Nella donna o nell’uomo? Nella fascia media o nell’alto di gamma? Ampliando il pacchetto licenze o potenziando i propri marchi?».
Un disegno davvero non facile, che esige idee ben chiare : merce piuttosto rara da trovare, visto che parecchi gestori abilissimi sulla carta sono riusciti a rispondere a queste domande con stipnedi d’oro, ma performance estremamente negative.
Serena Brivio
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