Turismo a Como
Più 39% in dieci anni

Solo a Milano le presenze sono cresciute di più e sul Lario la quota più alta di arrivi dall’estero (76%). Due temi critici: cala la durata media del soggiorno (2,5 giorni) e la diffusione di un buon inglese è ancora carente

In dieci anni si è registrato un +39% di presenze a Como, mentre Lecco viaggia più lentamente ma sempre a doppia cifra: +12%. Solo Milano ha fatto meglio (+57%), ma è fuori concorso: leggi, Expo e tutto il fermento che ha innescato l’evento mondiale.

A Como peraltro spetta un altro record: l’incidenza degli stranieri per il 76%; la più vicina è Brescia, con il lago di Garda, al 71%. Questo però non significa che si sia arrivati a un traguardo. E soprattutto bisogna fare sempre più squadra ieri una tappa è stata la sottoscrizione da parte dell’Autorità del Bacino del Ceresio del patto con Como e i Laghi minori nella sede della Camera di commercio in via Parini: per quest’ultima c’era il rappresentante di giunta camerale che segue questo settore Giuseppe Rasella, per l’Autorità il vicepresidente Giovanni Bernasconi .

I numeri

Certo l’onda lunga del turismo a Como prosegue senza sosta. Nel 2018 arrivi e presenze sono aumentati ulteriormente rispetto all’anno precedente.

I pernottamenti (3,23 milioni) sono cresciuti del +4,7% sul 2017, e va segnalato che gli italiani stanno recuperando (+8,8%) rispetto agli stranieri (+3,4%). Attenzione, quindi, ha fatto notare Massimo Gaverini dell’Ufficio studi camerale: le lingue devono essere un must per chi lavora nel settore, sempre di più. Tre turisti su quattro della provincia di Como parlano una lingua diversa dall’italiano: non si può sgarrare su questo fronte, a livello di formazione.

Altro tema da non trascurare il soggiorno medio. L’anno scorso si è fermato a 2,5 giorni, in leggero calo rispetto al passato. «Su questo elemento – ha confermato Rasella – bisogna fare una riflessione e lavorarci».

Altri dati da soppesare con cura perché dipinge il mutamento del fenomeno ricettività sul territorio: in dieci anni le presenze nelle strutture alberghiere comasche sono cresciute di quasi mezzo milione, ovvero sono passate da circa 1,7 milioni a quasi 2,2 milioni nel 2018. Non solo hotel, anzi: l’incremento fortissimo si è registrato nelle strutture extra alberghiere, da 630mila a più di un milione. Detto in altro modo, dall’Ufficio studi camerale: due turisti su tre vanno in albergo, il terzo sceglie una struttura complementare dove trascorrere le vacanze.

Il boom ed Expo

Se Milano è esplosa con Expo, Como ha registrato un effetto non meno rilevante: nel 2018 i pernottamenti sono stati oltre 708mila, il che vuol dire +53,8% rispetto al 2014. La seconda meta turistica? Porlezza: quasi 300mila presenze nel 2018, +24,6%.

«Questo è un lago propenso all’internazionalizzazione – ha osservato Rasella – Con una fascia alta di strutture e un contrappeso di bed and breakfast, seconde case, appartamenti e agriturismi che hanno un ventaglio di offerta ancora maggiore». Per quanto riguarda Lecco, la presenza degli stranieri è del 59%. Interessante anche la graduatoria delle principali località negli ultimi quattro anni, documentata dall’Ufficio studi.

Como è cresciuta del 53,8%, seguita a distanza da Domaso (34%). Poi Porlezza, e poi ancora Bellagio con +16,8%. Tremezzina ha registrato un miglioramento del 13,3% Griante dell’11,4%. Cernobbio ha avuto un incremento di presenze dal 2014 del 7%. In tutto un aumento provinciale del 25,8%.

Ieri si è esaminato il quadro appunto anche dal punto di vista di Ceresio, Piano e Ghirla: qui a parte il caso Porlezza, Carlazzo è cresciuta del 4,3%. Caduta pesante di Lavena Ponte Tresa (-28,1%) e Valganna (-56,3%).

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