Un esercito di frontalieri:
in Svizzera per guadagnare di più

In soli 4 anni i lavoratori comaschi in Canton Ticino sono aumentati del 20%: un flusso di trentaquattromila persone. Commercio e servizi i settori con più addetti

COMO - Un esercito di frontalieri. Crescono, sono sempre più numerosi e ora anche più qualificati. La vicina Svizzera resta un meta prescelta per molti dei lavoratori lariani. Arrivano da ogni parte, attraversano il confine da Como, Sondrio, Val Chiavenna, Varese. E lo fanno soprattutto per un motivo: guadagnare di più. Il salario medio di un lavoratore svizzero è superiore a quello italiano di oltre il 30%. Al netto delle imposte poi la forbice si allarga ancora di più: la differenza arriva a sfiorare il 42%. Più si sale poi sulla scala delle competenze o delle specializzazioni più il vantaggio (almeno economico) di lavorare in territorio elvetico cresce. Dati della banca svizzera Ubs indicano che un operaio specializzato in Ticino intasca un reddito netto di 58.000 franchi circa, mentre la stessa figura professionale in Italia ne percepisce 21.000 circa. Quasi un terzo.
Ecco allora che si cerca lavoro oltre confine. Dall’abbattimento delle frontiere decretata dagli accordi bilaterali infatti i flussi di lavoratori italiani sono lievitati. Negli ultimi quattro anni, periodo effettivo di liberalizzazione del mercato del lavoro elvetico, i frontalieri sono arrivati a coprire il 20% della forza lavoro ticinese - 170.000 addetti in totale -, gli stranieri in generale il 40%. Si parla quindi di 34mila persone, di cui il 50% circa solo dal territorio comasco.
Negli ultimi anni, in coincidenza con la liberalizzazione del mercato del lavoro è iniziata anche una fase di trasmigrazione dai settori di impiego più tradizionali a quelli emergenti, storicamente riservati agli svizzeri. Mentre da un lato si conferma, infatti, la prevalenza di frontalieri nel manifatturiero (57% dai dati 2005) - con una percentuale comunque in calo, che 10 anni prima sfiorava il 71% - dall’altro cresce enormemente il terziario: 43% nel 2005, contro il 29% del ’95. Analizzando i periodi di «libero scambio» per di più si vede proprio l’incremento netto dei flussi di manodopera frontaliera: 9.645 persone in più dal 2001 al 2007, di cui 1.073 nel manifatturiero e 8.491 invece nei servizi - soltanto 81 invece gli aumenti nel primario -. Restando sul versante servizi, la parte del leone la fanno il ramo dei «servizi alle imprese», con 3.276 addetti in più e del «commercio», con 2.314 new-entry. Con una prevalenza di lavoratori - i due terzi quasi - arruolati nelle agenzie di collocamento o interinali, che anche in territorio elvetico stanno spopolando. Soltanto il Ticino infatti ne conta una cinquantina. Tanto che anche il 24% degli occupati risulta essere a tempo parziale.
La maggior specializzazione della forza lavoro straniera emerge dai dati salariali. Mentre lo stipendio medio della ex zona di frontiera (Varese-Como-Verbano-Lecco) si aggira intorno ai 3.238 franchi mensili (più di 2mila euro) - 3.244 per l’esattezza per quanto riguarda la provincia di Como - la media della nuova zona di frontiera, che include il territorio milanese, si alza a 4.008 franchi.
Svizzera eldorado per tutti allora? Se così fosse ci sarebbe letteralmente un’invasione. E infatti bisogna fare dei distinguo.  A rimanere protette e quindi iperquotate rispetto alla media salariale italiana sono le categorie inquadrate da un contratto collettivo di lavoro nazionale. Per il resto è una giungla. E il dumping tra gli stipendi è una regola. Secondo un’inchiesta dell’Ufficio federale di statistica nel 2006 nel settore dell’orticoltura i redditi e dei lavoratori sono crollati addirittura del 25,6% tra il 2002 e il 2004, scendendo da 3.456 a 2.570 franchi. Nelle professioni legate alla tecnologia informatica e alle prestazioni di servizi per le aziende il calo è stato del 10,9% nel periodo 2000-2004. Nei mestieri che toccano il mondo della cultura, degli spettacoli e dello sport si è registrata una regressione invece dell’8,1%. Niente a che vedere con le categorie protette da contratto nazionale. Qualche esempio? Lo stipendio di un operaio edile caria dai 4.224 franchi ai 5.573. Per la posatura di ponteggi si va dai 3.877 franchi ai 4.925. Un elettricista dai 3.733 ai 4.794, a seconda che abbia l’attestato di capacità federale o meno. Un carrozziere dai 3.200 ai 3.800. E, ancora, un autotrasportatore varia dai 3.307 franchi ai 4.204. Una semplice commessa? Si va dai 2.830 senza alcuna esperienza ai 3.260. Cifre da capogiro rispetto ai nostri magri salari. Ma i vantaggi non sono per tutti. Uno studio del Seco, il dipartimento di Economia elvetico del 2006 dimostra infatti che gli stranieri che occupano posti che richiedono i massimi livelli di qualifica guadagnano più degli svizzeri (10.968 franchi contro 10.335), ma ai gradini più bassi il quadro si sconvolge. La media elvetica è di 4.578 franchi, quella straniera invece di 4.237.
Chiara Sirna

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