Ovviamente, dopo le multe salatissime a Tg1 e Tg4 (258 mila euro) e a Tg2, Tg5 e Studio Aperto (centomila euro) hanno buon gioco coloro che si chiedono se di equilibrio dell'informazione si tratti o non piuttosto della ricerca di un bilanciamento nelle violazioni della par condicio, vale a dire della necessità di dare un colpo "a sinistra" che bilanci i precedenti colpi "a destra". Se la seconda fosse la spiegazione corretta - come pare ritenere la stessa Berlinguer, che ha parlato di "un richiamo che sembra rispondere in primo luogo a esigenze di equilibrio politico…" - sarebbe difficile non osservare, come è stato fatto ad esempio dal commissario Antonio Martusciello, che nei confronti del Tg3 è stato adottato lo strumento del "buffetto su una guancia", il semplice richiamo, a fronte delle pesanti multe con le quali sono stati colpiti gli altri organi d'informazione televisivi. Il che, sempre in tema di equilibri, porterebbe in primo piano, a proposito dell'attività del Garante, il vecchio e mai risolto interrogativo di chi debba "custodire i custodi".
Il fatto è che questa legislazione sulla par condicio - ormai se ne sono accorti tutti - non ha mai funzionato e di certo non funziona oggi. Il caso dell'intervista del Tg3 a Di Pietro, liquidato con bonaria indulgenza, era stato sollevato dal parlamentare comasco del PdL Alessio Butti, che ha annunciato nuovi esposti su servizi dello stesso telegiornale ritenuti "faziosi e indecenti". Peraltro, a definire invece "corretta l'intervista a Di Pietro" era stato Leoluca Orlando, portavoce dell'Idv. Ognuno può decidere chi abbia ragione. Di certo non è facile far passare il Tg3 come esempio di obiettività e distacco rispetto alla lotta politica in corso. Ma - osserveranno immediatamente dalla sponda progressista - si può forse definire così il Tg4 di Emilio Fede? E alla domanda è certo arduo rispondere in senso affermativo.
Bisogna dunque concludere che è impossibile imporre un livello accettabile di obiettività all'informazione televisiva almeno a ridosso delle competizioni elettorali? Probabilmente no. Probabilmente una disciplina che bilanci gli spazi di propaganda elettorale a disposizione di un candidato e dell'altro, in proporzione alla rispettiva rappresentatività, oltre che possibile è necessaria. Quello che è impossibile, e nemmeno necessario, è imporre su ogni servizio d'informazione,a suon di multe e di richiami, una sorta di semplicistico bilancino che azzeri ogni valutazione professionale, oltre che politica, delle direzioni. Insomma, non può essere una commissione di brave persone (nella migliore delle ipotesi) a imporre a un giornalista il modo in cui è meglio fare un giornale, sia pure televisivo. Quanto al pubblico, che è meno sprovveduto di quanto in genere si pensi, stiamo pure tranquilli: nessuno sforzo, per quanto titanico, di par condicio riuscirà a far passare il Tg3 per un sostenitore del centrodestra o il Tg4 per un organo d'informazione che, sotto sotto, strizza l'occhio alla sinistra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA