I numeri delle statistiche marcano impietosamente questa realtà giorno dopo giorno. L'ultima delusione viene dall'analisi mensile del centro studi di Confindustria, secondo il quale "per i prossimi mesi sia gli indici che colgono le svolte di tendenza sia le attese delle imprese e la fiducia dei consumatori confermano i segnali di stagnazione: dopo il dato del primo trimestre sarà molto difficile andare oltre l'1% di crescita nel 2011". E il peggio è che altrove si registra invece una ripresa dell'economia che "rimane solida", mentre da noi si osserva il ristagno del Pil e della produzione industriale, una perdurante cautela nei consumi interni, una cassa integrazione che "ha smesso di sgonfiarsi", l'aumento del costo del lavoro per unità di prodotto e margini di profitto che erano già bassi e sono stati ulteriormente erosi. Insomma, un panorama tutt'altro che allegro, che gli imprenditori sottolineano quasi per rispondere con i numeri alle critiche e alle sollecitazioni che il governo non ha fatto mancare negli ultimi mesi proprio nei confronti degli industriali.
Ma il malcontento che potrebbe essersi trasformato in un voto di protesta (è significativo che il PdL abbia perso consensi soprattutto nel Nord produttivo e assai meno al Centro e al Sud) ha avuto probabilmente altre cause di natura economica. Al di là delle perduranti difficoltà, non piace evidentemente il perdurate dualismo di una politica tirata da una parte da Berlusconi e dall'altra da Tremonti, così come evidentemente non convince del tutto la giustificazione di una drammatica situazione della finanza pubblica per spiegare l'inerzia sul fronte fiscale e burocratico e la sordità persistente alla richiesta di tagli consistenti alla spesa pubblica e riduzione delle tasse. Secondo il presidente della Confartigianato di Treviso, in particolare a far "traboccare il vaso" sarebbero stati i provvedimenti sulle energie rinnovabili, il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti, ma anche i concordati fallimentari e il federalismo fiscale, che alle imprese ha già presentato lo sgradito biglietto da visita della nuova imposta municipale unica.
Ora, naturalmente, tutto dipende dall'esito dei ballottaggi. In caso di un ulteriore sconfitta, i contraccolpi sul governo sarebbero tali da consegnare rapidamente i problemi economici al prossimo esecutivo. Ma se Berlusconi riuscisse a consolidarsi con una rimonta, forse farebbe bene a mettere al primo punto della prossima agenda proprio l'economia del Paese.
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