Passaggio definito "fondamentale" da Draghi è la riduzione "in misura significativa" del peso fiscale sul lavoro e sulle imprese, realizzabile incrementando ulteriormente il recupero dell'evasione, che già ha dato risultati importanti. In parallelo, va perseguito l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014, in vista del quale è coerente l'intenzione di anticipare a giugno la manovra correttiva. Ma il pareggio non può essere ottenuto riducendo gli investimenti né aumentando le entrate, occorre - secondo il governatore - prepararsi a trangugiare la medicina amara ma inevitabile di una riduzione della spesa che serve alla gestione pubblica, nella misura del 5% nel triennio 2012-2014, tramite un esame dettagliato dei bilanci di tutti gli enti pubblici, voce per voce. Allo stesso tempo, è ormai improcrastinabile procedere - o completare - le grandi riforme in settori, come la giustizia o il sistema d'istruzione, che così come sono si rivelano palle al piede del Paese nel suo sforzo di ripresa e causano perdite significative di Pil. E ancora: non è più sopportabile un mercato del lavoro femminile fermo a venti punti sotto a quello maschile e con retribuzioni inferiori del 10%, nel momento in cui le giovani donne conseguono la laurea in minor tempo dei loro colleghi maschi e con risultati migliori. Draghi, infine, non ha taciuto la necessità di "riequilibrare la flessibilità del mercato del lavoro", che nella situazione attuale finisce per creare "una vasta sacca di precariato, soprattutto giovanile, con scarse tutele e retribuzioni".
Non è una strada in discesa, basta pensare a cosa possa significare in concreto (e quali contraccolpi possa innescare) una riduzione di cinque punti percentuali in tre anni della spesa corrente dello Stato, ma - a giudizio del governatore - è una strada obbligata. Che si potrà percorrere se il Paese sarà guidato da un governo capace di chiamare gli italiani ad affrontare quei sacrifici dai quali dipende la possibilità di raddrizzare una barca parecchio sbandata. E il primo passo da fare è probabilmente quello di riconoscere e di indicare senza troppi eufemismi ciò che ci sta davanti, incominciando a cercare più il vantaggio collettivo che la personale popolarità.
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