(...) provvedimenti-chiave e dà un segnale alla maggioranza.
Il quorum arriva di prima mattina, i sì sono una valanga, le leggi diventano coriandoli. E il governo che aveva superficialmente indicato agli italiani di andare al mare si trova senza ombrellone su una spiaggia grande come il deserto del Sahara. Da solo. «Siamo stanchi di prendere sberle», è il commento di Roberto Calderoli, generale della Lega. Frase che la dice lunga sull'umore nel quartier generale di Umberto Bossi a meno di una settimana dal raduno di Pontida.
La svolta è importante, il mondo cattolico si mobilita e determina il cambiamento. E in questa fase trasandata della Seconda repubblica accade qualcosa di inatteso: i cittadini sembrano più concreti, più moderni, più sensibili a cogliere l'anima del mondo di chi li rappresenta. Mentre il Parlamento s'impantana volentieri da dieci anni nei lodi Schifani, nelle Cirielli, nei lodi Alfano, nel corpo a corpo con i magistrati, nei decreti salva Rai, nelle leggi sulle intercettazioni, nelle risse su Santoro, nelle scissioni, nelle rappacificazioni e nelle puntualizzazioni dei Responsabili, il Paese reale è più concentrato sui comportamenti d'una classe dirigente farcita di Irresponsabili. Alla prima occasione se ne ricorda. E magari anche alla seconda.
I cittadini l'hanno detto chiaro a Berlusconi: il bunga bunga e il reclutamento dei ronzini alla Scilipoti non si addicono a uno statista e non portano voti. Ed è la gente del Nord - quella che si trascina sulle spalle l'economia del Paese e che maggiormente s'era affidata all'antipolitica del Cavaliere di Arcore e della Lega per modernizzarlo - a gridare il proprio sconcerto per l'immobilismo, il basso profilo morale, lo smarrimento di una leadership fragile e senza risposte. Un referendum non è una tornata elettorale e sarebbe sbagliato analizzarne il risultato con gli occhiali degli schieramenti di partito. Ma gli effetti di questa devastante sconfitta della politica sono evidenti. La volontà popolare ha azzerato leggi balbettanti e per nulla convincenti su temi fondamentali del nostro futuro (l'acqua, il nucleare), sui quali la politica non è stata capace di trovare soluzioni condivise, moderne. E azzerare, comunque, non significa costruire.
Berlusconi, che ha sempre avuto antenne particolari per capire il "sentiment" del Paese, non può più non tenere conto del tempo che fa. O dà una sterzata immediata, manda l'Italia in testacoda e riparte con un nuovo linguaggio e obiettivi finalmente concreti, oppure è finita. Galleggiare sul malcontento sarebbe l'errore più grande.
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