Il discorso del Senato segna una svolta dialettica per alcune meravigliose assenze. Non ci sono i magistrati rossi, non ci sono le barzellette, non ci sono i riferimenti livorosi agli avversari politici, non ci sono i canini affilati. e non c'è, neppure lontanamente, il suono del bunga bunga. Ma c'è qualcosa di molto più importante e decisivo per un capo di governo: ci sono gli italiani.
«Rivendico come un risultato formidabile del nostro governo - ha detto con una pacatezza inconsueta - il fatto di avere messo al riparo il debito pubblico italiano dagli attacchi speculativi. Sarebbe folle rimettere tutto in discussione e renderci vulnerabili con una crisi al buio proprio ora che dobbiamo agganciare la crescita. E' interesse degli italiani che il governo completi la legislatura, faccia le riforme e tenga i conti in ordine, per evitare di finire come altri paesi europei che si stanno dissanguando per sopravvivere».
Non sembra neanche lui. Pericoli d'una crisi al buio, debito pubblico al riparo, agganciare la crescita. Tre frasi con un senso e con una forte struttura. Tre frasi che indicano tre mondi (e Tremonti) nei quali è custodito il futuro del Paese. Ma il discorso merita a sua volta tre puntualizzazioni. 1) E' vero che la spallata finale al berlusconismo potrebbe nascondere un pericolo infinitamente più grande: il salto nel buio di una "grecizzazione" italiana. Ma l'immobilismo che da due anni accompagna la maggioranza ci porterebbe nello stesso posto con l'aggravante di dover affidare il Paese alle cure del medico che lo ha fatto ammalare. 2) E' vero che il debito pubblico è al riparo, ma lo è grazie ai risparmi delle famiglie italiane, che del debito sono soltanto vittime pazienti. Perchè è altrettanto vero che il debito pubblico è aumentato sino al 120% del pil per colpa esclusiva dello Stato e della sua cattiva percezione della crisi; la pubblica amministrazione, per esempio, continua ad assumere scriteriatamente. 3) E' infine vero che non possiamo prescindere dalla crescita per dare lavoro, dare prodotti, dare mercato. Ma ciò non potrà accadere finchè il governo non la smetterà di occuparsi d'altro (vedi le scorciatoie per evitare i processi al premier) invece che dei problemi reali del Paese.
Dietro le parole di Berlusconi c'è la voglia di rimettere il bimotore in linea di volo. E di evitare altri segni di debolezza, come sottolinea con un'immagine efficace, «in una fase in cui le agenzie di rating ci tengono sotto osservazione e le locuste della speculazione sono pronte ad approfittarne. Sarebbe una sciagura non per Berlusconi, non per il governo. Ma per l'Italia, per il suo futuro, per il futuro dei nostri giovani». Se n'è ricordato, alleluja. Però i buoi stanno scappando.
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