La notizia più dibattuta ieri nei bar comaschi (come se in ambienti più "impegnati" si parlasse d'altro) era un'inserzione pubblicitaria apparsa su «La Provincia»: il fatto singolare è che non l'ha comprata un'azienda per reclamizzare il proprio prodotto, bensì una mamma per mandare un messaggio a suo figlio. E, a dispetto del canale di comunicazione prescelto, si tratta di un messaggio estremamente privato e personale. Anzi, l'aggettivo più adatto è probabilmente "intimo". Stiamo parlando di una lettera indirizzata al «caro figlio», ma inviata a un'agenzia di pubblicità, affinché la piazzasse in una pagina di cronaca, con carattere cinque volte più grande di quello degli articoli che le stanno attorno, come se la signora volesse essere certa che non sfuggisse a nessuno e che, di conseguenza, tutti leggessero, e magari condividessero, il suo amaro sfogo. Quello di una madre che non è stata invitata al matrimonio del suo ex bambino e che da questo ha preso spunto per una personale rilettura, offerta in pasto all'opinione pubblica, delle scelte di vita da lui compiute, e soprattutto dei suoi rapporti con le donne. Pare che una, in tempi ormai lontani, l'abbia portato via dalla sua mamma solo per «tessere personali piacevolezze e ordire oscure vendette». Poi, «per fortuna», è tornato all'ovile. «E abbiamo recuperato», scrive la mamma, rivendicando con il plurale la sua parte nei successi («maturità e laurea brillanti») conseguiti dal figliolo. Ora che è un «affermato professionista», e - si deduce - non più precisamente un ragazzino, ha deciso di sposarsi, senza però invitare al matrimonio la madre, alla quale ha promesso di festeggiare insieme prima o dopo la cerimonia. La signora respinge l'invito a mezzo stampa e, nel finale, trasmette alla sposa una promessa inconsueta («di poter contare su una suocera che non dubiterà mai della paternità dei figli che avrete»). Se nei bar (e non solo in quelli) ieri molti si chiedevano, o provavano a indovinare, chi fossero i protagonisti di questo triangolo, a noi non interessa saperlo né, tantomeno, farvelo sapere. Con il diritto-dovere di cronaca questa vicenda non c'entra proprio nulla: che dei personaggi pubblici come George Clooney ed Elisabetta Canalis diramino un comunicato stampa per ufficializzare la loro separazione ci può stare, ma ai due sposi (e, sì, anche all'amareggiata suocera) si può solo augurare, oltre che ogni bene, di imparare a parlarsi vis à vis. La cultura (quantomeno scolastica) evidentemente non manca né alla madre né al figlio, ma altrettanto evidentemente non basta. Se questa strana inserzione pubblicitaria fosse uscita un paio di giorni prima, sarebbe senz'altro stata un buono spunto per i maturandi che, nella prova di italiano, sono stati invitati a riflettere sulla famosa profezia di Andy Warhol: «Nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti». Vero, ma a che prezzo? Non si può, e non si deve, tornare indietro, però nell'era della vita in diretta non si può nemmeno non provare un pizzico di nostalgia per un signore, allora liquidato come retrogrado dal giovane cronista, che una ventina di anni fa così rispose a una proposta di intervista: «Una persona per bene va sul giornale solo tre volte nella vita: quando nasce, quando si sposa e quando muore».