Servono idee semplici, gesti routinari, adesioni banali per risolvere il problema dei rifiuti: dividerli a seconda della loro natura, imbustarli dove ci vien detto di farlo, capire che se tuteliamo l'ambiente salvaguardiamo noi stessi. Ci sono luoghi che l'han compreso così bene da eccellere nella raccolta differenziata, sfiorando il settanta-ottanta per cento. Perché lì si può, e altrove no? Servono poi ovvie assunzioni di responsabilità: i rifiuti vanno smaltiti, e bisogna mettersi d'accordo sul posto dove smaltirli. Vanno inceneriti, e idem come sopra. Ma ogni luogo individuato non è mai quello giusto, prevale il fattore nimby (not in my back yard, dicono i britannici: non nel mio cortile), la contestazione si accende, le fughe degli amministratori si ripetono. A seguire, dichiarazioni indignate d'ogni parte politica e non politica. Di solito al mattino, perché alla sera c'è sempre più spesso la partita, e l'indignazione rientra a casa per mettersi davanti al televisore.
Consapevole di tutto ciò, De Magistris avrebbe dovuto scegliere la prudenza. E dire, lui che ha titolo per dirlo non avendo colpe su quant'è accaduto fino ad oggi: vedremo di combinare il meglio che si può nel tempo più breve che si riesce. E sperando che ciascuno onori i suoi obblighi: il cittadino, il Comune, la Provincia, la Regione, lo Stato. Eccolo, il punto: onorare gl'impegni, a cominciare da quelli morali. Gl'impegni verso gli altri e verso se stessi. Gl'impegni a non prendersi in giro, oltre che a non prendere in giro. Gl'impegni a mondarsi di difetti che appartengono a una radicata e distorta mentalità, a una sorta d'immondizia culturale. E rappresentano un nodo, ormai epocale, da sciogliere in fretta, senza messianicamente attendere (sperare) che un bel giorno sia la corda a sciogliersi e a risolvere il problema.
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