Ormai non ci si fa neppure più caso. Eppure la sfiducia a Peverelli si distingue dalle altre per una serie di ragioni. La prima è che il destinatario l'ha presa sul serio e ha fatto i bagagli. La seconda è la prova dell'assoluta mancanza di una guida politica a palazzo Cernezzi.
Il comune è ormai una giungla dove ciascuno combatte la propria battaglia, cambia alleanze a seconda della convenienza, senza che nessuno riesca più a trarre una sintesi politica. La sfiducia all'assessore all'Ambiente ha messo a nudo un'imbarazzante verità: né il sindaco Bruni, né i vertici dei due partiti di maggioranza sono in grado di gestire il palazzo. Non a caso durante la votazione, il primo cittadino si è defilato, così come i consiglieri di maggioranza. Al di là dell'opportunità politica è stata una palese attestazione di impotenza.
Come detto, questa non era una sfiducia finta come le altre. Il sindaco lo sapeva che Peverelli avrebbe dato seguito alla volontà del consiglio sbattendo la porta. Non è che non lo si sia voluto salvare. In verità non si è potuto farlo. E sarebbe incredibile il fatto che la faccenda sia passata via come acqua fresca se di mezzo non ci fosse l'amministrazione comunale di Como, dove vale di tutto e di più.
Un sindaco che non è in grado di tutelare un assessore che, non va dimenticato, riceve da lui il mandato, dovrebbe andarsene a casa. Un partito, il Pdl, che non riesce a compiere, a palazzo Cernezzi, la sintesi politica più elementare dovrebbe interrogarsi e prendere le contromisure. Invece si fa finta di nulla. L'eutanasia dell'amministrazione prosegue, salvo improvvidi sussulti quando si tratta di elargire prebende a dirigenti il cui operato ha lasciato ferite aperte nella città. La città di lascia languire. Per fortuna c'è Zambrotta. Ma ci vorrebbe una squadra di Zambrotta, un undici di campioni del mondo per tentare di rimediare ai guasti lasciati da questi amministratori. Le strade sono da Camel Trophy, la Ticosa è sempre e solo macerie, il cemento si insinua negli ampi varchi lasciati da un quadro normativo che sembra rispondere più a interesse di parte che generali. Le sedute del consiglio comunale, pagate da Pantalone, trascorrono in un'inutilità palpabile. Como non ha mai conosciuto un simile degrado della politica che ormai fatica persino, ed è il colmo, a rispondere a se stessa. Ormai non resta che stare a guardare i granelli della clessidra che scorrono fino al 2012, quando finalmente, la parola sarà restituita a cittadini. E sarà meglio cominciare a pensare cosa dire.
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