Perché Antonio Di Pietro ha parlato davanti a tutti i deputati con Silvio Berlusconi? E' questa la domanda che da giorni ci si ponte dentro ma soprattutto fuori il palazzo della politica. I suoi elettori sono i più sconcertati, in un colpo solo l'ex pm ha dialogato con il cosiddetto "diavolo" di Arcore e poi le ha cantate a Pier Luigi Bersani: quale alternativa vuoi se non ci sono leader, programma e alleanza? Sarebbe alquanto riduttivo e offensivo rispondere allo sconcerto del suo elettorato che il fondatore dell'Italia dei Valori stia preparando il salto della quaglia. Antonio Di Pietro, invece, vuole riposizionare il suo movimento in una nuova area, quella centrista per una constatazione abbastanza ovvia dopo una lettura ragionata dei risultati delle ultime amministrative. Egli, con il fiuto da ex contadino, ha capito di avere esaurito la "pesca" nel campo della sinistra giustizialista antiberlusconiana. Di più. Come ha spiegato il professor Roberto D'Alimonte sul Sole24 Ore già dopo primo turno, il trionfo inaspettato di Luigi de Magistris a Napoli ha oscurato il risultato non soddisfacente dell'Italia dei Valori in tutta Italia. L'Idv per la prima volta è andata indietro, la sua emorragia di voti è stata risucchiata anzitutto dal Partito Democratico, indi da Vendola e da Grillo. Ecco l'origine della svolta dipietrista, e non a caso è stato l'unico nel centro sinistra a non invocare le elezioni dopo i referendum che egli stesso aveva promosso contro lo scetticismo generale. Altri - dal Pd a Sel - si sono intestati la vittoria chiedendo al premier di lasciare Palazzo Chigi. Invece lui no, avendo capito che - Luigi de Magistris a parte - la sua Idv ha il serbatoio elettorale mezzo vuoto e che nel mare del centro sinistra dove risiede, sono altri che ci pescano meglio. Ora, con una riedizione delle famose passerelle televisive che tanta fortuna gli hanno prodotto durante mani pulite, l'ex pm si è fatto riprendere e fotografare con Silvio Berlusconi: il "diavolo" ma anche l'emblema dell'Italia moderata, centrista, liberale. E' a questo oceano di voti che vuole arrivare, dopo che Silvio Berlusconi ha perso la sua potente forza di attrazione. C'è, come ha fatto il cavaliere nel '94, un vuoto politico da riempire. Se a questa situazione oggettivamente indiscutibile, si aggiunge il mezzo flop del terzo polo, ecco spiegato con il timbro della sicurezza, la ragione della svolta dipietrista. Non un cambio da un polo all'altro, ma uno spostamento da una posizione di protesta a un'area di proposta per riprendere a crescere. Come quando ha detto: se questo governo propone una equa riforma fiscale io la voto. Una forza di cui fidarsi insomma. Preso atto di questo ragionamento politico, il leader dell'Italia dei Valori poi ci ha aggiunto, con la sua arguzia, anche la necessità di non mostrare più la faccia cattiva al grande nemico Silvio Berlusconi, perché a Napoli il suo sindaco ha bisogno come il pane del governo. Ripulire la città dai rifiuti in cinque giorni era uno slogan da campagna elettorale, ma ora la giunta si è insediata da due settimana e la promessa non è stata mantenuta. Dunque c'è bisogno dell'odiato "diavolo" di Arcore, del presidente Pdl della Regione Campania e magari anche dei militari comandati da La Russa. A Napoli né Bersani né Vendola possono aiutarlo. Tantomeno Grillo.