Vorremmo raccontare questo grande cuore che ora per un po' ha bisogno di essere confortato dalla paura che quei minuti di furia della natura ha causato, un cuore che è stato colto all'improvviso, inaspettatamente, da un cielo inclemente che ha trascinato con sé la terra, trasformandola in fango e, metaforicamente, è come se avesse spezzato quel solido equilibrio che si crea tra l'uomo e il paesaggio. Paradossalmente un angolo dove la natura mostra tutti i giorni il suo profilo e la sua profondità di bellezza, all'improvviso ha mostrato la sua fragilità, quel senso di vulnerabilità che ogni cosa possiede.
Per chi vive e si sente parte di quel paesaggio è stato come scoprire così, di colpo, che in un momento, la propria casa, le strade che si percorrono tutti i giorni, la piccola piazza del paese, possono essere trascinati via dalla forza della natura, è come sentire di essere più soli, di non aver più la sicurezza di questo paesaggio di cui si è parte, in cui si vive, che si è costruito e voluto. Anche i viaggiatori più spericolati si portano dietro nei loro avventurosi viaggi il senso della propria casa: fa parte della nostra natura il bisogno di sentirsi a casa, perché la casa è come la nostra tana, è l'involucro, una sorta di grembo che ci accoglie fin dalla nascita, quando usciamo dalla vita. In questi paesi, in questi momenti, scopriamo quanto sia importante il valore della casa per noi, del luogo in cui abbiamo deciso di mettere le nostre radici, perché sappiamo che, pur nella vastità dell'intero mondo, lì c'è la nostra casa, lì c'è sempre un posto per noi.
Così questa natura che si scatena e sfregia il paesaggio, le case e le strade, i paesi, colpisce anche il cuore di chi ci vive, mette in discussione quel senso di equilibrio che permette di sentire come sicura e protetta la nostra vita, soprattutto nelle sue certezze esistenziali ed essenziali.
Siamo vicini a questi cuori feriti, nella loro parte più sensibile, vicini a quel senso di paura che hanno provato mentre il disastro sembrava poter travolgere le loro case, le loro auto, la tranquillità di una comunità. Non si tratta di una vicinanza di circostanza: nasce da un senso di solidarietà, quello di sperare che pian piano l'equilibrio tra uomo e paesaggio ritorni sereno sulle rive del lago, affinché ognuno possa sentire la propria casa e il paese ancora come il luogo sicuro in cui stare, in cui crescere, in cui vivere. Questo è ciò che ogni uomo chiede alla vita e che la vita restituisce sempre, anche dopo le prove più dure. Non solo il lago aspetta le giornate terse del cielo azzurro, per riprendersi la sua immagine rassicurante da cartolina: anche il cuore di chi vive guardando il lago dall'alto vive in questa speranza di riconciliarsi con la natura, di ritornare a sentirla amica, come parte di sé, come propria irrinunciabile radice.
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