Vedere è una parola grossa, infatti già sudiamo all'idea di dove portarlo per ammirare una meraviglia conosciuta in tutto il mondo e che noi, i comaschi, abbiamo ridotto a cantiere, sobborgo. Mettetevi nei nostri panni, o ancor meglio, nei loro, in quelli dei turisti che di questi tempi arrivano in città e devono fare in conti con un triste spettacolo, fatto di palizzate e cartelli di divieto. Cominciamo dalla passeggiata che non c'è più, dai pannelli che ostacolano la vista per coprire le pudenda delle paratie. Di giorno c'è almeno l'erba di plastica regalata da Zambrotta, dove fare quattro passi quattro, avanti e indietro. Da lì il lago si vede poco, andiamo a Brunate. Neanche per sogno: la funicolare è in riparazione, con buona pace del periodo migliore dell'anno. Inutile mettere il dito nella piaga, ripetendo ciò che abbiamo già scritto, sulle mille scuse di enti locali e ministero, sullo scaricabarile di responsabilità che ha portato a un simile scempio.
Giriamo i tacchi, restiamo a pelo d'acqua e imbocchiamo la passeggiata che porta a villa Olmo. Horribile visu. Orribile a vedersi, come potete notare a pagina 15 di questo stesso giornale: la fontana all'inizio non funziona, ci sono innumerevoli buche (alcune rattoppate con l'asfalto laddove ci andrebbero cubetti di porfido, con pessimo risultato estetico e avvallamenteo di qualche centimetro, altre non rattoppate nemmeno e profonde un palmo, dov'è facile farsi male), alcuni lastroni di marmo si staccano, sotto le panchine cumuli di mozziconi e cartacce, le darsene sono colme di immondizia. Dovrebbe essere il fiore all'occhiello di Como: è appassito.
«Stiamo lavorando per voi» diremo tra dieci giorni a David, ma non è vero. È vero piuttosto l'esatto contrario: sono anni che siamo fermi, che - a parte qualche intervento spot - non stiamo lavorando, non ci stiamo impegnando appieno per rendere questa città turistica, turistica sul serio. Lo scriviamo senza boria, dispiaciuti, consapevoli che se la generazione a cui apparteniamo è a metà del guado, quella dei nostri figli dovrà pagare dazio per la nostra insipienza, per la pigrizia, per i troppi vuoti che lasciamo. Qualcosa si muove, molti riconvertono l'appartamento avuto in eredità in stanze da affittare, altri s'inventano forme d'accoglienza. Manca invece un vero progetto, lo sforzo di un'intera comunità, la capacità di cambiare, tutti insieme, registro. Abbiamo un patrimonio, il lago, è l'unica cosa che riusciamo a fare è affondarci, con l'indifferenza ottusa di chi non mette maschera e neppure boccaglio.
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