Poi ci sono il Verbano, il Garda e i laghi minori, di modo che a ogni legge finanziaria c'è da coprire un buco di una decina di milioni di euro. Quindi Tremonti minaccia di tagliare, e qualche parlamentare del territorio scongiura l'inferno dei pendolari convincendo ad attingere ai fondi Fas, che in realtà dovrebbero servire alla crescita delle aree sottosviluppate.
In effetti, sottosviluppati dimostriamo di esserlo. E non solo perché nel vicino lago di Lugano questi mastodonti fuori stazza e fuori contesto non avrebbero mai avuto il permesso di circolare. Ma anche perché a nessuno, tra sindaci, parlamentari, giornalisti, lettori e viaggiatori è mai venuto in mente di risalire al processo decisionale, chiamiamolo così, che ha portato all'acquisto, con i soldi del contribuente, di una tale sciagura ambulante. Chi mai sarà stato a studiare l'appalto, chi lo ha assegnato, e come?
Dal sottosviluppo, diceva qualcuno, si esce innanzitutto con la ricerca. Magari studiando le soluzioni per porre fine a questo spreco di denaro pubblico prima che ci pensi Tremonti a modo suo. Pare che in Sardegna ci sia un caso del tutto analogo: altri quattro aliscafi comprati dalla compagnia governativa Tirrenia, guarda caso finita in liquidazione, ormeggiati miseramente alle banchine pochi mesi dopo l'inaugurazione, perché tra Olbia e il continente si bevevano un mar Tirreno di gasolio. Pensavamo ingenuamente che lo spreco consistesse nel lasciarli lì a marcire sulla linea del bagnasciuga, ma dopo la denuncia di Barindelli ci è caduta anche questa certezza.
In effetti, il sindaco di Bellagio propone di fermare i motori e non pensarci più. Lasciamo volentieri la parola agli esperti, perché noi siamo tra quelli che si fanno infinocchiare dalle Sette sorelle a inseguire i millesimi di euro per litro. Però, occhio e croce, con un milione e mezzo di carburante risparmiato all'anno, un aliscafo nuovo si riesce a comprarlo anche in leasing. Altrimenti ridateci una vecchia «Freccia delle Azalee», che ai pendolari piaceva di più.
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