Ci sentiamo dei cretini perbene. Quelli che pagano le tasse, compresi il canone tivù e il bollo di circolazione, e non si rifiutano d'assolvere ogni dovere impostogli dallo Stato, e accettano di subirne i rinnovati comandi alla penitenza economica, e credono nell'imminente rinsavimento della classe politica, nonostante il suo deragliare razionale, prima che etico. Ci sentiamo dei cretini moderati. Tenacemente inclini a credere nell'affermazione ineluttabile delle virtù del moderatismo: la sobrietà e la giustizia, l'efficienza e i valori della tradizione, la difesa dagli oltranzismi velleitari. Abbiamo affidato questo compito a chi ci sembrava adatto ad adempiervi, ma l'esecuzione si sta rivelando deludente. Più che deludente: avvilente.
Ci sentiamo dei cretini perdenti. E perduti. Perché assistiamo alla sconfitta di un'idea di governo, di missione pubblica, di società moderna e infine di famiglia tradizionale (la famiglia non può che essere tradizionale, se no che famiglia è?). Ci pareva un'idea condivisa, invece non lo è e presumibilmente non lo sarà più, almeno per lungo tempo. E' un'idea battuta dal demone dell'equiparazione degli oneri indipendentemente dagli onori, dal concetto della linearità dei tagli a prescindere dall'allocazione delle storture, dalla pratica di un assolutismo finanziario che non tien conto della relatività delle sofferenze.
Ci sentiamo dei cretini europei. E' stata l'Europa a dirci: o vi date una mossa o la crisi vi stecchirà. Ma noi -noi che lavoriamo e studiamo dalla mattina alla sera, noi che viviamo della pensione dovutaci dopo aver studiato e lavorato- la mossa ce la siamo sempre data. Abbiamo regolarmente dato, irregolarmente (molto irregolarmente) ricevuto. Altri han fatto il contrario. E adesso noi veniamo chiamati a pagare il loro conto, non loro il nostro.
Ci sentiamo dei cretini esemplari. Quelli che seguono l'esempio non dato da chi glielo dovrebbe dare, uno strepitoso (sciagurato) paradosso dell'italianità. La dirigenza politica ci fa salire sul Titanic in corso di naufragio avvertendoci -per voce del timoniere Tremonti- che perfino i passeggeri della prima classe potrebbero affondare. L'equipaggio, soprattutto gli ufficiali dell'equipaggio, no. Per loro una scialuppa di salvataggio si troverà, e l'esperienza c'insegna che trattasi di scialuppe dotate d'ogni comfort.
Ci sentiamo infine dei cretini misteriosi. Capaci, ancora oggi e alla faccia d'ogni sfacciataggine, d'abbandonarci alla speranza che non esiste ingiustizia subita sprovvista del senso di un bene futuro. Come se la politica ci avesse già dimostrato mille volte -e non ce l'ha invece dimostrata neppure una- di poter onorare le sue promesse di risarcimento morale e materiale. Costringendoci alla doglianza che qualunque amarezza reca con sé, e che al giudizio dei saputi si volge in qualunquismo.
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