Tanto stupore è giustificato solo in parte. Sono quasi vent'anni che le mosse del Carroccio non vengono previste dal Palazzo, non si sa se per miopia della politica o se per capacità di Umberto Bossi a disorientare il cosiddetto teatrino romano. Quella su Alfonso Papa è solo l'ultima "sorpresa" leghista: chi aveva pronosticato l'alleanza con Forza Italia il 27 marzo '94? Chi aveva previsto la secessione del '96 e poi il ritorno con il Cavaliere alle regionali del 2000? Solo lui, Umberto Bossi, dopo avere ascoltato tutti dai colonnelli ai militanti che incontra ogni fine settimane su e giù per le valli del suo Nord. E adesso, per "la galera" di Alfonso Papa ha dimostrato di avere "fiutato" l'aria che si respira dentro il suo popolo diviso da un'alleanza soffocante (dalla stretta economica nei Comuni alle inchieste giudiziarie) alla necessità di non rompere per l'atteso varo a fine anno del Federalismo fiscale.
La domanda è dunque sempre la solita: dove va la Lega? Togliamoci dalla testa una immediata crisi di Governo, perché Umberto Bossi sa che dietro l'angolo c'è solo un Esecutivo tecnico con l'addio al sogno (molto vicino) di un Paese riformato in senso federale. La Lega in questo momento, come già accaduto in altre circostanze storiche, ha il difficile compito di recepire l'"umore" della sua gente pur rimanendo in cabina di regìa. Un nuovo esercizio di spericolato equilibrismo, avviato già da qualche mese con l'ultimatum sul ritiro dalla missione libica entro settembre, cui è seguita la richiesta di trasferire alcuni ministeri al Nord (sabato prossimo a Monza si inaugureranno gli Uffici di Bossi e Calderoli) per arrivare al braccio di ferro con il "grande amico" Giulio Tremonti per riscrivere il Patto di stabilità a favore dei Comuni virtuosi (cioè quelli in gran parte nell'Italia settentrionale). Ecco, quest'ultimo è l'esempio più significativo: la Lega è pronta a scontrarsi anche "Giulio" ma poi, ottenuto il risultato, l'amicizia e la ferrea alleanza con il ministro del Tesoro non rimangono scalfite.
Più difficile, è certo, sarà fare digerire al Cavaliere il voto per le manette a un suo parlamentare. Ma il "fiuto" dell'umore che attraversa la sua gente incontrata alle feste di sezione obbliga Umberto Bossi a rimettersi l'abito del movimento "duro e puro". Dalle urne di maggio è poi giunto, non troppo inaspettato, anche questo "segnale politico". Ma nonostante la frattura su Alfonso Papa l'alleanza con Silvio Berlusconi non si interromperà, ci sarà tempo per altri esami, per altri distinguo già in autunno con la verifica dei conti dell'ultima manovra. A favorire questa debole stabilità governativa c'è anche l'interesse delle opposizioni a non gestire tagli e tasse, una scelta opportunistica che allunga la vita al premier e non obbliga il Capo Padano a prendersi la responsabilità di lasciare il Paese in balìa della speculazione economica.
Lega di lotta, Lega di Governo ma anche Lega da tenere unita: ecco la triplice fatica sulle spalle di Umberto Bossi.
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