Da qualche tempo, a Como, ci svegliamo ogni mattina in una città affetta da una tremenda epidemia. Non siamo nella Orano di Camus, orrendamente sfregiata dalla peste, questo no, e tuttavia qualcosa non va: nelle strade, nelle piazze e, ribadiamo, soprattutto negli uffici, alligna il malefico virus della "scajolite". Colpisce, l'infido morbo, chi dovrebbe sapere le cose e non le sa, chi dovrebbe alzare la mano e dire "sono stato io" e invece pare impedito da una conveniente paresi, chi dovrebbe rendere pubblici atti assunti in nome del pubblico e vorrebbe farci credere che certe cose avvengono e basta: a sua e nostra insaputa, come vuole la celebre formula legata al nome dell'ex ministro.
Alcune inchieste condotte da questo giornale a Como e provincia hanno raggiunto un preciso confine: quello dell'individuazione delle responsabilità. Eppure, di fronte alla domanda diretta, tutti girano gli occhi e si guardano l'un l'altro incerti, quasi a domandare: «Dice a te?»
Sì, diciamo a te, Navigazione Governativa del Lago di Como. Il tema, giusto per rinfrescare la memoria, è quello dei catamarani. Il sindaco di Bellagio ne ha denunciato gli sprechi nel consumo di carburante rispetto ai tradizionali aliscafi. Anche ammesso che sui conti fatti dal sindaco qualcosa si possa obiettare, aggiungiamo sul conto degli ingombranti barconi il fatto che, non da oggi, sono invisi - per ragioni di impatto ambientale - a quanti, residenti e turisti, si affacciano sulle sponde del lago. La domanda è semplice: chi ha firmato i documenti necessari all'acquisizione dei catamarani? Con "chi", tanto per essere chiari, si intende un nome e un cognome. Risposta? Nessuna. Da parte della Navigazione, ufficialmente, solo una marginale contestazione relativa a una foto pubblicata nell'edizione di ieri.
Diciamo anche a te, Comune di Como, cui risultano far capo le antenne piazzate in cima al restaurato Baradello. Nessuno, a quanto pare, le ha autorizzate; nessuno si è preso la responsabilità di sostenere che piazzare tralicci metallici in coppa a un monumento storico è cosa ben fatta. Eppure è stata fatta. Da chi? Mistero. Palude. «Son cose» diceva l'indimenticato Ferrini di "Quelli della notte", «più grandi di noi».
Diciamo infine a te, Ministero dei Beni culturali. Perché e per decisione di chi i contribuenti di Como pagano duecentomila euro all'anno per l'affitto dell'Archivio di Stato quando il patrimonio immobiliare dello Stato medesimo dispone di immobili liberi dalla volumetria più che sufficiente? Niente da fare: non si sa e non si può sapere. La cappa della "scajolite" schiaccia le menti stanche.
Il fatto curioso è che, per qualche strana lotteria genetica, i giornalisti - indovinate? - sono immuni dal virus e indugiano nella convinzione che quelle domande possano e debbano ottenere risposta. E visto che a "La Provincia" abbiamo l'abitudine di mandare un giornale in edicola tutte le mattine, continueremo a ripeterle, le domande, fino a quando - per amore o per forza - dalla "scajolite" si riprenderanno un po' tutti.
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