Vista dall'Italia, la scelta dei governanti dell'eurozona sembra prospettare - nel breve e medio termine, quanto meno - più vantaggi che svantaggi. È vero che il nostro Paese dovrà contribuire a queste politiche, ma al tempo stesso esso ha ottenuto che le maggiori economie del continente - con la Germania in testa - fungano in qualche modo da "garanti" dei nostri debiti.
Il potenziamento del fondo salva-Stati, però, è una rosa con molte spine, e se ora vari commentatori evidenziano gli aspetti positivi del nuovo piano Marshall europeo, onestà vuole che si pongano in risalto pure i rischi che incontreremo.
In primo luogo, in Europa crescerà quello che nel gergo economico è detto "moral hazard": un termine che indica semplicemente che se qualcuno è costretto a soccorrerti quando ti metti nei guai, è fatale che finirai per correre rischi con maggiore disinvoltura. Se le economie forti sono obbligate ad aiutare quelle deboli (che di solito sono tali perché più sprecone e propense alla corruzione), queste ultime rinvieranno ogni riforma.
Oltre a questo problema ce n'è un altro.
È fatale che chi paga pretenda da quanti sono aiutati che essi non sprechino i soldi ricevuti. Da qui discende che i Paesi assistiti finiranno per essere "commissariati": con tutte le conseguenze sociali e politiche che ne discendono. Già oggi la Grecia è il paradiso dei demagoghi, che da un lato si oppongono a ogni taglio e dall'altro tendono a far credere che all'origine dei sacrifici imposti ai greci vi sia la malvagità della signora Angela Merkel.
È per giunta una storia che abbiamo già visto, quando il Fondo monetario e la Banca mondiale hanno inondato di prestiti il Terzo Mondo, arricchendo anche molti dittatori.
C'è, infine, un'ultima considerazione: e lì si nasconde la questione cruciale. Il potenziamento dell'Efsf (l'European Financial Stability Facility, l'organismo incaricato di soccorrere i Paesi in difficoltà) s'inquadra in un progetto che potenzia l'Unione per fare dell'Europa uno Stato unico e una realtà omogenea. Molti ritengono che la varietà degli ordinamenti giuridici, la concorrenza tra i sistemi fiscali e la stessa complessità delle culture (il fatto che uno scozzese e un pugliese abbiano tradizioni diverse) siano un handicap. Non amano la competizione tra gli Stati e puntano a creare un "cartello" politico, con sede a Bruxelles.
Cancellare l'autogoverno delle comunità europee avrebbe però conseguenze - anche economiche - molto negative. Sebbene il nuovo centralismo europeo affascini molti, soprattutto nelle aree deboli, si tratterebbe di soluzione dirigista e illiberale, destinata a produrre tensioni e risentimenti. Restare fedeli all'Europa significa comprendere come nel corso della storia essa abbia prosperato grazie alla sua complessità. Semplificarla significherebbe ucciderla.
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