L'ennesima dimostrazione di tutto ciò riguarda proprio quegli automobilisti, camionisti e autisti che ogni giorno buttano l'occhio sui cartelli che delimitano il territorio comunale di Como. Ne farebbero a meno se ci fosse l'unica grande opera veramente importante e fondamentale: la tangenziale. Se le paratie tornano utili quella volta all'anno (e forse più) il lago va a farsi due passi in piazza, la tangenziale servirebbe tutti i giorni, almeno quelli feriali, drenando il traffico che tracima ogni giorno in convalle. Eppure se le paratie vanno avanti a passo di lumaca, la tangenziale di Como, avviata dopo un'attesa di una decina di lustri è già ferma. Piantata davanti al paradosso di un primo lotto già finanziato e cantierizzato che si ferma in mezzo alla brughiera di Albate. Ancora meno utile delle paratie.
La seconda e decisiva tratta non riesce a uscire dal tunnel. Quello, costosissimo e perciò cassato che sarebbe dovuto passare sotto il lago di Montorfano. Per carità, di questi tempi, meglio risparmiare. Ma il sospetto è che questo sia un pretesto a cui si aggrappano in Regione per ciurlare nel manico e piazzare un altro cornino, in favore, tanto per cambiare di Varese e Lecco. L'idea che sembra ormai fissa in Regione di far coincidere il nostro secondo lotto con l'autostrada dei desideri che dovrebbe collegare, appunto, i due capoluoghi "cugini" di Como non può starci bene. Significa rinviare tutto, ancora una volta. Perché questa presunta autostrada è, per ora, nel mondo dei desideri. La tangenziale invece, essendo compresa nella Pedemontana, è qualcosa di più concreto e tangibile. Tant'è che i cantieri sono partiti.
A Como, poi, l'idea dell'autostrada che collegherebbe anche il nostro territorio con Lecco e Varese non sembra suscitare entusiasmi. Certo non è percepita come una priorità rispetto ad altre opere viarie come la tangenziale (completa), la variante della Tremezzina o quella di Pusiano, altre promesse tuttora tali.
Va bene che l'assessore regionale alla Viabilità, Raffaele Cattaneo è di Varese. D'accordo che il presidente della Lombardia ha scritto sulla carta d'identità nato a Lecco. Ma il primo ha più volte negato la volontà di penalizzare il nostro territorio a vantaggio di quello in cui va a caccia di voti. Il secondo si era addirittura qualificato come l'assessore comasco in Regione. Certo, Formigoni, oltre a quello del look, ha un sacco di grattacapi. Non è pensabile che abbia sempre la testa da queste parti. Almeno sulla tangenziale, però, potrebbe ripensare all'impegno che prese con i comaschi. Bene ha fatto l'assessore provinciale Mina a ricordarlo al Pirellone. Ma non basta. Anche gli altri politici comaschi potrebbero fare un po' di attenzione. Portare le corna non piace a nessuno. Figurati agli elettori.
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