In Italia e altrove, sono tanti gli allevamenti di cavie che sono stati distrutti da commandos che non solo avversano l'idea che si utilizzino animali per la sperimentazione dei farmaci, ma non rinunciano a passare alle vie di fatto. Per giunta, qualche mese un gruppo di autonomi ha devastato i campi di Giorgio Fidenato, presidente degli Agricoltori Federati per impedirgli di coltivare mais Ogm. Una controversia tra le regole fissate dall'Europa (favorevole alle innovazioni agricole) e l'inerzia del nostro Parlamento (che ostacola la direttiva e, nella sostanza, fa melina) è stata risolta con metodi squadristi.
La maggior parte degli ecologisti, ovviamente, non ha nulla a che fare con i violenti. Quella che distrugge e devasta è solo una minoranza, ma è bene che vada isolata. Ed è bene che non si dia forza a quella retorica che si basa su una rappresentazione semplificata della realtà. C'è insomma bisogno che non si abbia condiscendenza per quanti usano le mazze per distruggere le banche e sono pronti in ogni momento ad aggredire il prossimo. Purtroppo, siamo ben lontani da tutto ciò, come si è visto a Genova in occasione delle "celebrazioni" del decennale degli scontri legati al G8. In quell'occasione una parte delle forze dell'ordine ha fatto cose terribili, ma lo stesso si può dire per i giovani arrivati nel capoluogo ligure armati di tutto punto.
Perché è urgente imparare ad usare la forza degli argomenti, invece che l'argomento della forza. Chi avversa la Tav, avrebbe molte buone ragioni a disposizione, a partire dal fatto che sono numerosi gli studiosi assai seri - e del tutto alieni da ogni estremismo anti-moderno - che ritengono assurdo spendere tutti quei soldi nella costruzione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità. Avremmo dovuto poter leggere più studi e analisi (sui costi e i benefici dell'opera), e meno resoconti di scontri e disordini. E invece le cronache di queste ore dicono che in Val di Susa sono stati lanciati bulloni contro i carabinieri schierati a difesa dei cantieri.
Quando si trasferì in Svizzera negli anni Trenta, lo storico Guglielmo Ferrero notò come a Ginevra si potesse assistere a manifestazioni parallele dei due principali partiti cittadini, espressione di culture "nemiche". Ma rilevava come tutto questo avvenisse in termini rispettosi, senza che mai nessuno (né tra i conservatori, né tra i progressisti) osasse attentare ai diritti altrui. Ferrero rilevò come una società è tanto più civile quanto più è radicato il rispetto per le persone e, di conseguenza, anche per i loro beni.
Speriamo davvero che a Roma sia stato solo un contro circuito.
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