Un finale a effetto, con un'iniziale sparatoria dimostrativa e poi quello che il gergo cronachistico definisce «tragico gesto», il suicidio «riparatore», la scelta di mettere fine a una vita senza più direzione, capolinea di continui slalom esistenziali.
Un uomo normale, Raffaele Crispino, arrivato come tanti dal Sud in cerca di lavoro, studi tecnici e il ruolo di caporeparto in una multinazionale degli elettrodomestici, ma presto i confini della sua normalità impallidiscono, emerge un'altra natura, forse rancorosa, litigiosa, così la strada cambia direzione e ne prende una senza ritorno. Quella delle diatribe con la legge, le cause intentate all'azienda, gli avvocati e i ricorsi, i soldi che il datore di lavoro gli offre come buonuscita ma non arrivano, la moglie di colpo disoccupata.
Difficoltà enormi, ma forse non insuperabili per un carattere più saldo del suo, problemi che quasi ognuno di noi si trova a dover affrontare di questi tempi, ma che al perito elettronico arrivato da Napoli con la sua valigia dei sogni, sembrano un muro di granito.
La debolezza si trasforma in ribellione, prima contro se stesso, con la salute che peggiora e la malattia a provare il corpo e la mente, poi contro il resto del mondo, che ai suoi occhi continua bene o male a marciare verso un futuro ormai per lui fuori portata.
Crispino però è una persona normale, quasi banale, e tolto da un contesto di regolarità quotidiana, casa lavoro lavoro casa, perde a poco a poco il senso della realtà, accumula debiti forse pensando inconsciamente che con un nuovo lavoro potrà ripianarli, diventa «sceriffo», come fanno alcuni ex poliziotti o semplicemente individui che non hanno più nulla da perdere.
Ma la sua normalità affiora anche questa volta, ammantata di disperazione e magari di vendetta, con un ultimo, estremo tentativo di rimettere le cose a posto, ripartire da zero ma almeno in corsia con altri mezzofondisti della vita.
L'ex caporeparto si procura una pistola rapinando una guardia giurata - anche nel crimine si manifesta la sua scarsa fantasia - e incomincia ad aumentare la velocità del suo disfacimento morale e materiale.
Fino alla burlesca rapina alla farmacia di Cocquio Trevisago, ripresa dalle telecamere, con l'«uomo nero» che entra come un cliente qualsiasi, va al bancone con la pistola in pugno e poi, intanto che la vittima toglie il denaro dalla cassa, smette di tenerla sotto tiro e si guarda intorno, quasi a voler scegliere qualche articolo sanitario. Tanto da indurre l'assessore rambo Peo Rondina a saltargli addosso in maniche di camicia e a tentare di disarmarlo, in una lunga comica lotta da «B movie» americano di frontiera.
Il seguito è ancor più dilettantistico, con la Kawasaki usata per il colpo messa in vendita su ebay e la fotocopia dell'assalto alla guardia giurata in via Robbioni a Varese qualche giorno fa, segno ormai di resa mentale incondizionata.
Mentre il «superuomo» Anders Behring Breivik vorrebbe annullare ogni essere umano che non gli somigli, l'uomo normale Raffaele Crispino rivolge la sua estrema follia contro se stesso, ma non sorride come fa il mostro di Oslo. Per lui la morte è rimasta una cosa seria.
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