Certo, si potrebbe aprire un'ampia parentesi sulle compagnie di assicurazione che sono come gli ombrelli: quando servono non ci sono mai. D'altra parte se pure Davide van de Sfroos canta "el diavul l'è vestì come qui di asicuraziòn", significa che il sentire popolare è proprio diffidente verso chi si occupa di polizze e premi. Che tra l'altro dovrebbero avere la decenza di chiamarsi in un altro modo, altro che premi. Ironia a parte, il problema non è soltanto quello delle assicurazioni. Il problema sta in quel vocabolo, sicurezza, tra i più frequentemente utilizzati e abusati dagli amministratori pubblici di ogni ordine e grado. Alzi la mano chi non ha sentito almeno una volta il suo sindaco o il suo assessore promettere più sicurezza. Magari con tono indignato, magari gente di quei partiti che qui alzano l'indice e sbraitano, mentre a Roma tagliano organici e stipendi della polizia.
Ora, è evidente che il problema sicurezza è reale, grave e urgente, come la vicenda del tabaccaio di Mariano dimostra. Ma proprio per questo la sicurezza ha bisogno di risposte concrete e serie, non di pagliacciate (ricordate la smania delle ronde? le avete più viste?) o di misure che sono solo propaganda e fumo negli occhi.
Soluzioni miracolose, purtroppo, non ci sono. Ci fossero, le avrebbero già applicate altrove, state tranquilli. La via di uscita la si può cercare in un insieme di fattori. Nel fattore umano, innanzitutto: potenziare i controlli, aumentare le pattuglie, estendere gli orari di copertura del territorio, ad esempio. Invece le pattuglie sono poche - in una città come Cantù di notte non ci sono vigili e i carabinieri hanno solo due auto per coprire un'area che va da Carbonate a Lurago d'Erba - e spesso non possono nemmeno consumare troppa benzina, perché i soldi sono razionati.
La via di uscita sta anche nella tecnologia, ma sarebbe sbagliato investire soltanto nelle telecamere, che potranno inquadrare di tutto e di più, ma senza qualcuno che poi li va a pigliare, i ladri, sono perfettamente inutili.
Si dirà che per questo servono soldi, ed è vero. Questione però di scelte. Ma spendere bene i pochi fondi che ci sono, evitando sprechi e clientele, sarebbe già un grosso passo avanti. Un esempio eloquente: due anni fa il ministero dell'Interno ha assegnato al Comune di Cantù quasi tre milioni di euro per la sicurezza. Ebbene, sapete come saranno spesi questi soldi dei contribuenti? Per spostare la sede dei vigili urbani «in un'area più contigua al centro e più vicina ai carabinieri». Quando la vecchia sede, tra parentesi, è nuova di zecca. E il progetto canturino mica è stato scelto a caso dal Viminale ma è stato addirittura ritenuto «il migliore a livello nazionale», come disse il ministro Maroni, congratulandosi con il sindaco di Cantù Tizana Sala. Entrambi leghisti. Sarà un caso.
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