Si potrebbe proseguire per ore sull'onda del sarcasmo per commentare la promozione del Tribunale di Como quale sede "disagiata", non fosse che la questione è seria. Dannatamente seria. Seria, innanzitutto, per i cittadini. Potenziali utenti di un Tribunale alle prese con una gravissima carenza d'organico, che si traduce, inevitabilmente, in un allungamento dei tempi di una giustizia già di per sé scarsamente incline alla celerità. Nove giudici in meno in pianta organica non sono uno scherzo. E le difficoltà, soprattutto nel penale, a organizzare l'agenda delle udienze è un segnale chiaro e preoccupante.
Seria, poi, per lo sperpero di denaro pubblico come diretta conseguenza della dichiarazione del Tribunale di Como quale sede "disagiata". Questo scherzo ci costerà, da qui ai prossimi quattro anni, una cifra che si aggira sul quarto di milione di euro. In termini di lordo a tanto ammonta l'esborso in più previsto dallo Stato per i giudici che accettano il trasferimento presso gli uffici giudiziari considerati "disagiati". Ma può essere considerato un "disagio" lavorare in una provincia come questa? È vero, anche alle nostre latitudini abbiamo scoperto la 'ndrangheta. Ed è vero, per coprire i 40 chilometri che ci separano da Milano siamo costretti ad affidarci a treni veloci quanto, se non meno, le littorine del dopoguerra. Ma, per favore, davvero non scherziamo. I "disagi", soprattutto se il concetto viene applicato agli uffici giudiziari, è ben altro.
Pensiamo ai magistrati sotto scorta. A quelli minacciati. Ai tanti giudici chiamati a condannare i mafiosi, ma quelli veri. E pensiamo a quei territori effettivamente dimenticati dallo Stato, dove mancano i servizi più elementari e nei quali la nostra littorina sarebbe già una manna dal cielo. Quei 1.600 euro netti in più in busta paga che incasseranno i due fortunati giudici che si sobbarcheranno il "disagio" di venire a lavorare a Como, sono un furto. E i primi a doverlo gridare con voce sicura sono i magistrati che, in questa città, lavorano da anni. Senza regali o bonus, ma affrontando - chi più e chi meno - quel carico di lavoro che sembra spaventare i loro colleghi.
Ma quali sono i "disagi" nel lavorare a Como? Il costo della vita troppo caro, secondo alcuni. I molti fascicoli da smaltire, secondo altri. Il tempo inclemente, sostengono certi. L'organizzazione del lavoro, azzardano in pochi. Davvero sciocchezze simili possono preoccupare un magistrato? Se è così, Dio non voglia di incappare nel giudizio di quella toga sciagurata. Ma siccome l'opinione verso una categoria cardine della nostra democrazia è decisamente più alta di così, allora si cambi rapidamente la legge sulle sedi "disagiate". Una norma che con cieca insensatezza trasforma un ufficio con vista su Porta Torre e il centro storico in una punizione da risarcire a caro prezzo.
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