L'ultimo regalo ai comaschi, al fiocco stanno pensando gli uffici del Comune di Como, è il taglio degli abbonamenti omaggio a quei ragazzi che vivono in quartieri senza scuole e che, in assenza di uno scuolabus, sono costretti a prendere i mezzi pubblici di Spt per andare in classe. I particolari sull'originale idea li potete leggere a pagina 12. Qui preme sottolineare non solo l'assurdità e l'inutilità di una simile iniziativa, ma soprattutto il pericolo che questa sottende: la morte dello Stato sociale. La drammatica crisi economica sta rimodellando in un ghigno malvagio il volto migliore e da sempre più umano dello Stato: quello che aiuta i più deboli, che non nega una mano ai più poveri e che si schiera accanto ai meno fortunati affinché non perdano troppo terreno da coloro a cui non mancano mezzi, soprattutto economici.
Di fronte a certe cervellotiche decisioni, come quella presa dal Comune di Como, la scusa del risparmio per far fronte alla crisi economica mondiale e ai conti pubblici locali in difficoltà fa la fine del vaso d'argilla con il martello: non regge. Anche perché questo Stato sorridente e questi enti locali ammiccanti nascondono, come la luna, un lato oscuro. Un volto che ha le sembianze, ad esempio, di un uomo chiamato city manager, inglesismo inventato per giustificare un'emorragia di denaro pubblico da quasi 300mila euro l'anno. O quelle dell'amministratore delegato del Casinò di Campione d'Italia, ente pubblico che vanta perdite da 10 milioni di euro ma garantisce al suo manager stipendi da 400mila euro l'anno.
Nunzio Fabiano, il segretario comunale di Como, dice di meritarsi quello stipendio. E perché, gli studenti di Garzola o di Civiglio, così come le famiglie di Camnago Volta, non meritano di usufruire gratuitamente - si fa per dire, visto che non risulta abbiano l'esonero dalle tasse comunali - di un passaggio in bus fino alla scuola prescelta? E i pensionati, non meritano forse, dopo una vita di lavoro, il diritto di recarsi nell'ufficio postale più vicino a casa per incassare la propria pensione senza dover essere costretti a interminabili code?
Se qualcuno si chiedesse il nesso tra i due temi, evidentemente ha avuto la fortuna di non essersi dovuto rivolgere alle Poste in questi giorni. Altrimenti avrebbe scoperto che un altro servizio essenziale per i cittadini, delegato dallo Stato a un ente privato, è praticamente inutilizzabile per via dei soliti tagli, che qui chiamano riorganizzazioni, e dei piani ferie (la notizia è a pagina 11). Gli orari degli uffici postali di periferia, infatti, sono stati ridotti al punto da rendere il servizio "inservibile", con buona pace di chi ha trascorso ore in coda per pagare una scadenza di imposta o per ritirare la pensione. È questo lo Stato pensato dai Padri Costituenti? È davvero questo il volto che è giusto vedano i cittadini, soprattutto in un momento di crisi come l'attuale? La risposta soffia nel vento. Ma questa è un'altra canzone.
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