Ieri Giulio Tremonti ha illustrato in Parlamento i propositi del governo, ma molto è ancora da chiarire se perfino Umberto Bossi ha definito "fumoso" l'intervento del super-ministro dell'Economia. Certo è indispensabile che s'intervenga con decisione, anche perché i soldi giunti in nostro aiuto dalla Bce, che ha acquistato titoli di Stato italiani per evitarci il peggio, sono un aiuto condizionato. In cambio, a Francoforte vogliono l'avvio di vere riforme.
Ormai non è più questione di mesi e neppure di settimane, ma di giorni, e anche per questo motivo ha poco senso ritirare in ballo la vecchia idea di modificare l'articolo 81 della Costituzione. Non c'è tempo e bisogna invece subito stabilire se il bilancio troverà i miliardi mancanti colpendo la previdenza, gli stipendi degli statali, le grandi opere pubbliche o i risparmi privati e le imprese.
Bisognerebbe sfruttare in positivo l'emergenza, cogliendo l'occasione per ridimensionare lo strapotere degli uomini di partito: in particolare, sfoltendo l'esercito dei politici di professione con l'abolizione delle province e, soprattutto, sottraendo ai meccanismi lottizzatori le aziende parastatali e municipalizzate, che vanno messe sul mercato. Il governo opererà nella giusta direzione se saprà orientare in tal senso il disgusto popolare che oggi investe la "casta". È opportuno avere meno politici e meno pagati, ma soprattutto bisogna sottrarre loro il controllo che esercitano sulla vita economica.
Se a Roma si avrà il coraggio di agire in questa direzione, non ci sarà bisogno di patrimoniali, non sarà necessario tassare il risparmio, non si dovrà reintrodurre l'Ici e neppure alzare l'Iva. Ma in tutta onestà è difficile essere ottimisti, poiché alle solite si sceglierà di colpire un po' i parassiti e un po' i produttori, e si farà passare tutto ciò come un'operazione equilibrata.
In linea di massima, il più appare comunque già scritto. È chiaro che si dovrà intervenire sulle pensioni, andranno accantonate almeno alcune delle opere tanto care a qualche ministro (insieme alla speranza di distribuire appalti) e saranno per lo meno congelati gli stipendi pubblici, che nell'ultimo decennio sono cresciuti assai di più di quelli privati.
È un momento difficile, che esige serietà. Vedremo se nel ceto politico nazionale c'è ancora qualcuno in grado di farsi carico dei problemi, o se abbiamo soltanto - nella maggioranza come all'opposizione - chiacchieroni presuntuosi e demagoghi da strapazzo.
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