Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani, spergiurava fino a ieri un Berlusconi meno baldanzoso d'un tempo e ormai convinto che l'antico "meno tasse per tutti" fosse destinato a restare sulla carta. Lo stesso Giulio Tremonti che da anni propone di spostare il prelievo "dalle persone alle cose" si è opposto come una furia all'ipotesi di fare esattamente quella cosa lì, ritoccando l'Iva. Il risultato è che non solo il centro-destra ha messo le mani nelle tasche degli italiani. Le ha messe nelle tasche dei suoi elettori.
Sono due le cose che colpiscono.
Primo, il contributo di solidarietà, orrenda definizione eufemistica dell'inasprimento della pressione fiscale sul ceto medio, sarebbe più facile da mandar giù, se dalla manovra emergesse un disegno organico per rilanciare il Paese. Che invece non c'è.
I tagli ai costi della politica, i rammendi sulla disciplina dei servizi pubblici locali, le riforma del lavoro: il puzzle è difficile da ricostruire ma, per quanto dei passi avanti si siano fatti, questa manovra non ci darà né uno Stato finalmente morigerato né un'economia proiettata verso il futuro.
Le liberalizzazioni sono di nuovo sparite dall'agenda. Azioni significative che possano dare segnali di ottimismo, di voglia di ripresa: zero.
Secondo, questa classe politica ha perso del tutto il contatto con la sua constituency.
E' davvero possibile che il leader del "partito del Nord" pensi di costruire consenso aprendo una ridicola sede distaccata di quattro ministeri alla Villa Reale di Monza?
Come fanno i colonnelli di quello stesso partito ad essere convinti di guadagnare voti, difendendo l'attuale età di pensionamento in un Paese in cui l'aspettativa di vita media è ormai di 81 anni? Come è potuto avvenire, in altre parole, che chi rappresenta da vent'anni i ceti produttivi e la parte più imprenditoriale del Paese sia finito ad impersonare posizioni conservatrici, retrive, un tempo tipiche non a caso dei coltivatori di clientele nel Meridione?
Il Nord ha votato sino ad oggi Berlusconi e Bossi nella convinzione che, con tutti i loro problemi, fossero altra cosa rispetto a Vincenzo Visco e al partito dei tassatori. Questa certezza si è sciolta come neve al sole.
Magari l'esecutivo fosse stato "commissariato" dai tecnocrati della Bce, personaggi grigi ma che hanno a cuore la crescita economica.
I veri commissari sono invece i leader delle "parti sociali". Che portano a casa lo scalpo dell'eterno nemico: gli italiani riluttanti a iscriversi a questa o quella corporazione.
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