Non è una novità. Tante sono le vittime, accumulate negli anni, dal cretino. Egli, infatti, coinvolge gli altri nelle sue azioni irresponsabili, non si cura che ci possano rimettere la pelle, non prevede conseguenze per le sue leggerezze e si preoccupa soltanto della sua personale gratificazione: ricetta sicura perché qualcuno si faccia male. Il cretino guida nella notte dopo aver bevuto troppo in discoteca e così altri finiscono all'obitorio o, se va bene, al pronto soccorso. Il cretino spinge dove c'è folla, soffia sul fuoco in prossimità di un incendio, ignora i segnali di pericolo e, per lui, i regolamenti di sicurezza sono soltanto una noiosa forma di letteratura, arte dalla quale, come coerentemente fa per tutte le arti, si tiene alla larga.
In auto il cretino uccide. In moto, anche. Mettetelo su una barca e accadrà la stessa cosa. Anzi, è già accaduta: nel giorno di Ferragosto, al largo del golfo di Salerno, un gommone ha urtato un motoscafo e l'urto ha ucciso una donna. L'uomo ai comandi del gommone, ennesima trasfigurazione dell'immortale cretino di cui sopra, «è risultato positivo all'alcol test». In altre parole, era ubriaco.
Il fatto andrebbe archiviato come un triste e non troppo inusuale fattaccio di cronaca se non fosse che, ancora una volta, testimonia della prevalenza del cretino, della sua straordinaria capacità di metamorfosi, dell'ampiezza del suo raggio di azione, dell'ingegno con cui procura danno in ogni ambito: dall'autostrada al litorale, non importa purché danno sia.
L'incidente del golfo di Salerno testimonia anche della sempre più larga diffusione della cretinaggine, e della spensierata indulgenza con cui, spesso, viene dismessa. In troppi e con troppa frequenza rinunciamo a far presente al cretino che si sta comportando da par suo; ormai, neppure ci sembra il caso di sottolineare che la personale scelta di ingurgitare qualche combinazione liquorosa non si concilia con le esigenze della guida e in generale con ogni altra attività che metta a repentaglio l'incolumità altrui. Purtroppo, sembra che il "cafonal-style" di Dagospia, nella sua variante ad alta gradazione alcolica, sia sempre più spesso tollerato, al massimo biasimato con ironia, soggetto a una critica in fondo indulgente. Noi italiani siamo un po' così, pare di sentir dire, tutti potenziali personaggi in una commedia dei Vanzina, tutti Christian De Sica in gita a Rio, tutti Boldi sotto la doccia con Belen: tanto, quando il film finisce, nessuno si è fatto male sul serio.
Nel golfo di Salerno, invece, qualcuno si è fatto male eccome. E, nonostante la cornice vacanziera, nonostante le palme e la sabbia rovente, gli ombrelloni, le bagnanti tutte curve e i bagnini villosi e tatuati, sarebbe il caso di cogliere l'occasione per arginare, una volta per tutte, questa perniciosa prevalenza del cretino. Magari con pene che puniscano duramente l'irresponsabilità senza scambiarla per simpatica irrequietezza, che condannino i comportamenti a rischio senza confonderli con spumeggiante esuberanza. Misure, per concludere, che riportino in auge una certa sobrietà, e non soltanto nel senso analcolico del termine.
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