In questi giorni si ha l'impressione di essere su un autobus portato da uno con gli occhi bendati. Alla retromarcia nella manovra sul contributo di solidarietà e sui tagli dei piccoli comuni, è seguita una brusca svolta con l'abolizione degli anni di università e servizio militare dal computo dell'anzianità per la pensione. Ieri ennesima marcia indietro innestata e muso puntato verso aumento dell'Iva e fantomatiche misure contro l'evasione fiscale. Il burrone, insomma, appare sempre più vicino. Forse sarebbe il caso di cambiare il conducente.
Mirabile la performance dei nostri governanti. Dopo una riunione ad Arcore di sette ore, presenti il presidente del Consiglio, il ministro per l'Economia, i vertici di Pdl e Lega, hanno realizzato solo due giorni dopo che l'ideona sulle pensioni potrebbe essere incostituzionale. Si spera che almeno, nella dimora di Berlusconi, siano state servite libagioni abbondanti.
Sarebbe l'unica giustificazione possibile. Come dite? Che quella dell'incostituzionalità è una balla, in realtà hanno realizzato che il provvedimento è impopolare? Peggio ancora.
Pensavano che chi ha speso migliaia di euro o milioni di lire per riscattare la laurea e di colpo scopre di averli buttati venisse sotto palazzo Chigi a distribuire petali di rosa e offrire cioccolatini?
Non si scappa. O si tratta di incompetenti o di sprovveduti.
E la domanda è inevitabile, al di là di qualunque simpatia o appartenenza politica: sono personaggi adeguati a guidare il carrozzone Italia in questo momento? Si può continuare con un premier che si dice soddisfatto delle modifiche apportate alla manovra e la ritiene più equa, mentre, nella stanza accanto, il suo principale alleato la smonta perché teme ripercussioni sull'elettorato?
Per l'annuncio della prossima sparata sarà ingaggiato un figurante vestito da Pappagone.
I contributi di solidarietà non si possono applicare perché non piacciono a Berlusconi.
Le pensioni non si possono toccare perché Bossi non vuole. L'Iva non si deve aumentare, Tremonti è contrario. I tagli agli enti locali sono tabù, altrimenti insorge Maroni. Alfano dice che la manovra non è Vangelo. Forse vuole evitare querele dall'alto.
Solo su una cosa sono tutti d'accordo: maggioranza e parte dell'opposizione compresa: le spese della politica non si toccano (vedi anche alla voce Pd sull'abolizione delle Province).
Ecco perché tutti appaiono inabili a guidare il paese in questo momento. Nessuno riesce a fare prevalere l'interesse collettivo su quello di parte. Per affrontare l'incubo di questa crisi che non finisce mai, l'unica strada passa per un esecutivo tecnico. Serve un premier che debba preoccuparsi delle ripercussioni elettorali e che non abbia alcun interesse per la carriera politica. Prenda in mano cesoie e rasoio: tagli e tosi dove ritiene opportuno e necessario farlo. Noi ci metteremo in fila rassegnati come le pecore nella speranza che prima o poi torni a ricrescere qualcosa. Con questi politici, il rischio è l'effetto Attila: neppure un filo d'erba rispunterà. E anche se spuntasse se lo prenderebbero loro.
Francesco Angelini
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