Bruni accennava ai «tempi straordinari» per giustificare una cauta approvazione per una misura che lui stesso ha definito «molto delicata»: la pubblicazione sul sito internet del Comune delle dichiarazioni dei redditi presentate dai cittadini, così come permesso da un emendamento del ministro per l'Economia Giulio Tremonti. Il "sì" del sindaco di Como, pur riluttante, ci sembra ragionevole. Cerchiamo di spiegare perché.
Per prima cosa, bisogna dire che non è il caso di esultare. La divulgazione dei redditi non è un gesto particolarmente elegante, soprattutto se incoraggia una sommaria caccia al presunto evasore, stimola una facile indignazione e, come ha denunciato il sottosegretario Guido Crosetto, mette idee balzane in testa ai ladri. Non c'è da vantarsi, dunque, nel ricorrere a quella che, a voler essere crudi, altro non è che una versione tecnologica della gogna. Se non è bello, potrebbe però essere necessario ricorrervi e Bruni, in qualità di sindaco, è il primo a saperlo. Con lui, da tribune diverse, altri amministratori hanno lanciato simili gridi d'allarme. Tra gli altri, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Quale allarme? Quello che sottolinea come, con questa manovra correttiva, i tagli più duri li subiranno gli enti locali, cioè quelli che erogano i servizi più vicini alla gente.
Intendiamoci, non è che debba considerarsi superata la necessità di tagliare la spesa pubblica. Anzi. Ancora troppe sacche di spreco si annidano a tutti i livelli, dallo Stato ai Comuni, senza contare il volatile apporto delle Amministrazioni provinciali alla gestione della cosa pubblica. Lì bisogna colpire e senza riguardi. Va però tenuto presente che i Comuni come quello amministrato da Stefano Bruni erogano servizi necessari all'individuo, indispensabili alle famiglie, vitali per gli strati poveri della società. Abbiamo contestato il sindaco su ogni progetto che ci è sembrato sbagliato, costoso e scriteriatamente ambizioso. Lo abbiamo richiamato alle sue responsabilità ogni volta che il Comune ha dovuto spendere denaro dei cittadini per rimediare ad azioni amministrative discutibili se non proprio errate. Gli abbiamo chiesto conto di "premi" concessi a dirigenti comunali i cui nomi sono stati accostati a opere disastrose per l'immagine di Como. Questa volta gli diciamo che ha ragione.
E il motivo è che, per quanto sia antipatica su molti livelli, la pubblicazione online dei redditi potrà disincentivare l'evasione fiscale e la riduzione dell'evasione fiscale potrà forse evitare qualche doloroso taglio. Doloroso, si intende, per le famiglie, non tanto per i Comuni e certamente non per la Casta politica, alla quale un poco di dieta non farebbe che bene.
La gogna telematica, ripugnante come idea, si giustifica dunque nel concreto se riuscirà a salvare un asilo, a mantenerne la retta in una misura ragionevole, a sostenere i servizi sociali e a garantire che la manutenzione delle strade e dei parchi raggiunga un livello minimo di decoro. Tagliare le spese si può e si deve. Tagliare la dignità delle persone sarebbe, al contrario, inaccettabile.
Mario Schiani
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