Ogni volta ci scandalizziamo e ogni volta si alzano alte grida di meraviglia, nella convinzione che questa provincia sia stata, o sia, immune da qualsivoglia discorso di radicata criminalità. Purtroppo forse la storia di Como e degli insediamenti criminosi non è stata del tutto scritta e forse non verrà scritta mai. Da sempre ci si nasconde nella generica vulgata che riconosce al massimo l'esistenza di una forma di criminalità da identificare esclusivamente con il contrabbando, ritenuto, ancora oggi, una sorta di mondo romantico popolato da spalloni e da una congerie di personaggi che appartenevano più al folklore paesano che a organizzazioni specificamente criminose o piuttosto criminogene. In una sorta di collettiva dimenticanza, si è sempre teso a escludere che personaggi di origine autoctona potessero essere invischiati in organizzazioni di tipo mafioso o camorristico e che potessero essersi sporcati le mani in affari di tal fatta.
La realtà è ben altra e un giorno varrebbe la pena di riscrivere la storia e ripercorrere, oltre che i sentieri degli spalloni, anche quelli del crimine, riconsiderando «l'eroico contrabbando» alla stregua di quello che effettivamente fu: un formidabile veicolo di intrecci con le varie organizzazioni criminali, non solo sul territorio lariano nel suo complesso ma su tutto il territorio nazionale, e non solo per il trasporto ed il commercio di sigarette, ma di ogni sorta di materiale illegale.
La mappa dei commerci sommersi faceva capo (accade anche ora?) a tutta una serie di soggetti che investivano in più regioni tra cui principalmente quelle in cui di più operavano le organizzazioni criminali di antico ceppo quali mafia, camorra e 'ndrangheta.
Queste organizzazioni si servivano infatti, in non lontani tempi storici, della logistica già predisposta appunto dai contrabbandieri, ovvero dei canali esistenti, per trasportare di tutto: armi, soldi, persone, latitanti e quant'altro. Il contrabbando conosceva i sentieri della montagna, il contrabbando aveva le sue abitazioni segrete con annessi cunicoli comunicanti con il vicino territorio elvetico, aveva tutto il vecchio rituale per «l'esportazione e l'importazione», uomini mezzi e, diciamolo pure, complicità.
Numerose indagini nel tempo hanno accertato che sequestratori, trafficanti di droga, e perché no, terroristi, si sono serviti dei vari valichi di frontiera, e dei sentieri già tracciati, per il trasporto ed il commercio di tutto e di più.
Pericle Bergamo
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