Ardua, complicatissima, costosa per alcuni, agevole e a prezzi stracciati per altri, che forse non saranno furbetti ma ben informati lo sono di certo. Non potrebbe essere altrimenti per ritagliarsi in via Italia Libera il posto auto al coperto per 400 euro, mentre c'è chi sbatte la testa per averne uno a 1.500. Un biglietto della lotteria finito - chissà come, chissà perché - nelle tasche di pochi fortunati, premiati non soltanto a Capodanno.
Questione da poco, penseranno alcuni. Sbagliando. Perché è vero che il bilancio comunale conta oltre 120 milioni e non basta qualche soldo in più per dare fiato a un portafoglio in rosso, però la gestione dei box pubblici dà l'idea, e pure la misura, di come il pressappoco, il "tanto al chilo", sia l'unica norma che vige a Palazzo. Ora, lasciamo perdere la questione economica, anche se è difficile farlo in un tempo in cui lacrime e sangue sono richiesti persino ai più deboli.
Cerchiamo pure di ignorare che dal 2003, mentre il caro vita ha strozzato tutti, a quegli affittuari non è stato chiesto in più nemmeno un centesimo.
Facciamo finta persino di non notare che uno di questi garage è in affitto a buon mercato, ma a buon mercato sul serio, alla stessa dirigente che ha in carico il patrimonio municipale, caso maldestro di controllore e insieme controllato.
Al netto degli sconti rimane sempre e comunque l'assenza di un regolamento, di uno straccio di norma che permetta di distinguere il diritto dal privilegio.
Il nocciolo è questo: siamo in una città seria, dove nel bene e nel male la legge fa testo oppure in un far-west o in un bazar dove chi è furbo si accaparra tutto?
Le risposte dell'assessore Cenetiempo sono di un candore che, se non lo conoscessimo di persona, ci spiazzerebbero. Non pare che abbia un bar in piazza San Fedele e che dunque parli con centinaia di persone ogni giorno, sembra piuttosto catapultato direttamente da Marte, nottetempo. «I box comunali? Nessuno li chiede». Per forza, fino a che questo giornale ha sollevato il velo erano più segreti del covo di Provenzano. «Perché non esiste un regolamento? Perché sono tutte cose fatte quindici anni fa». E probabilmente per altri quindici, vent'anni, tutto sarebbe rimasto immutato, se qualcuno non avesse puntato il dito.
A parte questo, c'è un filo rosso neppure troppo sottile che unisce le notizie che pubblichiamo oggi, rispettivamente a pagina 23 e 24.
I posti auto assegnati senza un criterio equo e l'ennesimo cantiere che si blocca in città non sono frutto del caso, bensì di un modo pasticcione di fare le cose. Al di là delle opinioni politiche, è questo il male che ammorba la nostra città: credere che si possa fare tutto così, alla carlona, senza serietà e metodo.
Giorgio Bardaglio
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